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Azioni e adesioni della nostra Campagna

07/03: Conferenza stampa A Roma per l’11 Marzo

DOMANI CONFERENZA STAMPA A ROMA DELLE RETI CHE HANNO PROMOSSO LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DELL’11 MARZO A PIOMBINO

Porteremo dai tanti Territori in cammino le voci della protesta fuori e dentro la Camera dei Deputati a Montecitorio

DAI TERRITORI IN CAMMINO UNA SOLA VOCE: LIBERIAMOCI DAL FOSSILE!

NO A RIGASSIFICATORI, TRIVELLE E GASDOTTI. GIUSTIZIA CLIMATICA E SOCIALE, SALUTE E COMUNITÀ ENERGETICHE

Dopo un mese di mobilitazioni in tutta Italia finalmente sabato 11 di marzo si incontreranno a Piombino i movimenti territoriali delle tante “aree di sacrificio”, segnate da anni di devastazioni ambientali e sociali e che si apprestano a riceverne altre dai governi della guerra e del fossile.

Ravenna, Piombino, Sulmona, Falconara, Venezia, Bologna, Livorno, La Spezia, Civitavecchia, Sardegna, Roma, Taranto, Gela, Augusta, Gioia Tauro, Brindisi, Pescara, Umbria, Molise, Iesi, Fano, Ancona, Rimini i territori mobilitati…Confederazione Cobas, Greenpeace, Trivelle Zero Marche, Italia Nostra, Usb, Non Paghiamo, Potere al Popolo, Ultima Generazione, Reca, Legambiente, Foro Italiano dei Movimenti per l’Acqua, A Sud, e tanti altri tra le prime adesioni…

E’ la risposta popolare a chi vuole trasformare la penisola italiana in un Hub europeo transfrontaliero del mercato delle fonti fossili che non tutela consumi e risparmi dei cittadini, contraddice la transizione ecologica ed energetica, devasta e saccheggia i territori, accelera la crisi climatica, riempie di profitti le multinazionali del petrolio e del gas (Eni, Snam ed altre). Con la scusa di affrancarci dal gas russo si dà lustro sia a regimi dispotici che violano i più elementari diritti umani e sociali che alle politiche emergenzialiste e autoritarie del governo presente come di quello passato: altro che sovranità, autonomia e trasformazione energetica!

Alla conferenza stampa parteciperanno rappresentanti dei territori danneggiati e delle realtà sociali promotrici per informare su contenuti, tempistiche della manifestazione nazionale del 11 marzo a Piombino contro rigassificatori e piano energetico governativo.

28/02: Sulmona, sit-in contro la Linea Adriatica:

“Non possono cominciare i lavori se prima non adempiono a tutte le prescrizioni che sono previste dalla legge e dal decreto Via” (Valutazione impatto ambientale. Lo ha detto a LaPresse, Mario Pizzola, leader dei Comitati cittadini per l’ambiente nel corso del sit-in di protesta svolto dinanzi l’area d’ingresso al cantiere, appena aperto, per la realizzazione di una centrale di spinta del gas e di un metanodotto. Si tratta della parte più significativa del progetto ‘Linea adriatica’ per trasportare il metano dall’Azerbaijan all’Italia, con la centrale di spinta prevista a Case pente di Sulmona (L’Aquila), e poi distribuirlo all’Europa. Il tracciato del gasdotto, da Brindisi a Minerbio, attraversa diverse regioni dell’Appennino centrale. Un’opera strategica per il Governo che l’ha autorizzata perché necessaria all’approvvigionamento energetico. Alcuni operai della ditta ‘Romana costruzioni’, incaricata della bonifica dell’area e dell’indagine archeologica e caratterizzazione ambientale, hanno precisato che si tratta di ‘lavori preliminari’. Stamane è stata installata una tabella con i dati relativi all’impianto da realizzare in un’area di 12 ettari. “Una delle prescrizioni più importanti è quella archeologica – ha aggiunto l’ambientalista – Devono fare gli scavi per vedere cosa c’è effettivamente sotto questo terreno da momento che la stessa Snam, con il georadar, ha individuato un’antica costruzione risalente a 2 mila anni fa, solo dopo potrebbero cominciare i lavori. Pizzola sottolinea che “nella relazione integrativa trasmessa all’Arera dalla Snam, l’autorità di Regolazione per energia reti e ambiente, è scritto che quest’opera viene fatta per garantire un metanodotto di riserva nel caso in cui attentati terroristici dovrebbero far saltare la linea principale che passa sul Tirreno – ha concluso – Come se i terroristi fossero scemi. Se vogliono far saltare degli impianti energetici, fanno saltare qualunque impianto, quindi anche noi siamo nel mirino in caso di una futura guerra o di attentati terroristici”.

31/01: Verso la manifestazione nazionale a Piombino l’11 marzo

NON CI ARRENDIAMO ALLA DERIVA FOSSILE!

NO A RIGASSIFICATORI, TRIVELLE E GASDOTTI, SI’ A RINNOVABILI ED EFFICIENZA

CON OGNI MEZZO DEMOCRATICO, DAI TERRITORI CONTINUA LA LOTTA PER GIUSTIZIA CLIMATICA E SOCIALE, AMBIENTE, SALUTE, PER LE COMUNITA’ ENERGETICHE E SOLARI. FINANZIAMO LE RINNOVABILI CON I PROFITTI DELLE MULTINAZIONALI!

Con l’arrivo delle navi rigassificatrici a Piombino e a Ravenna, è ormai confermato che il governo Meloni, in continuità con quello Draghi, è complice degli interessi delle multinazionali del fossile e che la giustizia climatico-sociale sarà all’ultimo posto della agenda governativa.

Si sta disegnando uno scenario in cui non solo Piombino, Ravenna e Sulmona saranno i punti cardine della scelta fossile: molti porti e molte località in tutta Italia, dalle Marche alla Sardegna, dalla Sicilia alla Calabria, dalle Puglie alla Liguria e al golfo di Trieste, si apprestano a far parte di un piano che vuole fare del nostro Paese lo snodo in Europa di un sistema energetico basato sulle fonti fossili e in particolare sul metano, un pericoloso gas clima-alterante. Tutto ciò in piena crisi climatica, quando l’Agenzia Internazionale dell’Energia e tutta la comunità di scienziati affermano che bisogna abbandonare rapidamente le fossili per evitare una evoluzione catastrofica del riscaldamento globale, lasciandole sottoterra.

È totalmente falsa la narrazione tossica per la quale manchiamo di energia e che siamo in emergenza tanto è che nonsi tiene conto nemmeno dei dati ufficiali del Ministero della Sicurezza Energetica da dove si evince che:

-stiamo consumando sempre meno gas, dagli 86 miliardi di mc del picco del 2005 a meno di 68 miliardi di mc del 2022 e nel 2030 per gli obiettivi comunitari di contrasto alla crisi climatica dovremo consumare al massimo 58,6 miliardi di mc con un ulteriore e drastico decremento;

-nel 2022 addirittura abbiamo ampliatole esportazioni (sì, le esportazioni) verso altri paesi a 3,2 miliardi di mc.;

Le nuove opere fossili porteranno al contrario a una capacità di importazione e trasporto di 106 miliardi di mc all’anno (sovracapacità del 45%);

Alla faccia dell’autonomia che ci potrebbe dare il sole ci stiamo legando a l’Algeria, l’Azerbaijan, l’Egitto. Da Qatar e USA importeremo a costi ambientali ed economici stratosferici il GNL.Opere inutili e dannose i cui costi vengono scaricati sulle bollette dei cittadini che le pagano anche se non ci dovesse mai passare un solo mc di gas, solo per assicurare profitti esorbitanti da miliardi di euro a Snam e ENI.

Con poche e meritorie eccezioni tra le amministrazioni locali, l’insieme delle istituzioni, a partire dalle scelte della politica nazionale, ha fermamente rivendicato la volontà di andare avanti senza alcun ripensamento, senza ascoltare minimamente le obiezioni di parte significativa delle comunità, degli scienziati, dei comitati di cittadine e cittadini e di quanti hanno inviato argomentate osservazioni. 

Prevedono diversi nuovi rigassificatori e potenziamento di quelli esistenti, una miriade di depositi di GNL, l’estensione della rete dei gasdotti con perno sulla “Linea Adriatica”, la moltiplicazione dei punti di trivellazione, la costruzione di impianti collaterali all’utilizzo del gas (come quelli costosissimi e inefficienti per la cattura e stoccaggio della CO2),  senza contare le pesantissime ricadute che tutto ciò avrà sulla salute, sul sistema dei trasporti, sulla sicurezza per la vita quotidiana di tante località.Altro che transizione ecologica, si ricorre alla dichiarazione dello stato di emergenza, per derogare all’applicazione delle norme ambientali, che chiunque dovrebbe rispettare, colpendo così anche la democrazia stessa.

Ai gravissimi problemi di sicurezza per la popolazione si associano i danni ambientali, con emissioni di sostanze inquinanti e clima-alteranti in mare e aria: vogliamo legarci alla schiavitù del sistema fossile?Un gasdotto “vive” 50 anni: nel 2073 dovrebbe essere ancora attivo quando nel 2050 siamo obbligati ad azzerare le emissioni!

Nello stesso momento le rinnovabili e le tecnologie per l’efficienza sono già realtà: fotovoltaico, eolico, solare termico, pompe di calore riscaldano case e producono energia. L’isolamento degli edifici fa risparmiare in tutti i sensi così come nei trasporti pubblici. Sono oltre 600 i grandi progetti industriali che puntano sulle rinnovabili fermi al Ministero dell’Ambiente mentre andrebbero realizzati velocemente in maniera realmente sostenibile. Al posto di passare con determinazione alle energie rinnovabili, alla produzione decentrata e diffusa, ad un modello sociale più giusto stiamo assistendo ad un’accelerazione spaventosa del sistema estrattivista come unico modello di vita. Un vero e proprio assalto alle risorse della Terra, senza preoccuparsi della  vita di coloro che vengono al mondo oggi.

Ancora una volta tocca a noi, a coloro che vivono e si impegnano nella quotidianità, rilanciare la lotta a livello nazionale con lamobilitazione e con un’infinità di proposte ed azioni concrete in tutti i luoghi dove si stanno imponendo queste opere fossili.

Ti invitiamo quindi alla riunione in remoto che terremo il 31 gennaio ore 18

link zoom:

https://us02web.zoom.us/j/83857647192?pwd=TzhXeFRCVGxERGxuTDFyNHNwejFCQT09

in diretta Facebok sulle pagine di Rete No Rigass No Gnl e Per il Clima Fuori Dal Fossile

per parlare dei momenti di sensibilizzazione e di mobilitazione necessarie a preparare la partecipazione di comitati territoriali, cittadini, forze sociali, sindacali, ambientaliste, giovanili e culturali ad una 

GIORNATA DI LOTTA NAZIONALE A PIOMBINO

11 marzo 2023

Non ci arrendiamo,

uscire dalle fonti fossili si può!

Per partecipare in Zoom scrivere a:


retenorigassnognl@gmail.com  eperilclimafuoridalfossile@gmail.com

No Nucleare nella tassonomia green

Oggi, 6 agosto, anniversario della bomba su Hiroshima, come Ostuni Climate Camp siamo a Penna Grossa, Torre Guaceto, riserva naturale a nord di Brindisi, dove negli anni ’80 i governi di allora avevano deciso di costruire una centrale nucleare.

. Oggi, nella tassonomia green europea, appoggiata dal governo Draghi dimissionario, si vuole reintrodurre il nucleare, anzi, addirittura farlo passare per green.

#NucleareNoGrazie #NoTassonomia #OstuniClimateCamp #FuoridalFossile

Sit in Leonardo SPA Brindisi

Azione presso la Leonardo SPA ex Augusta di Brindisi contro la fabbrica di armi per le nuove commesse di elicotteri per Turchia, Qatar e Cina.

Proprio oggi il Governo dimissionario di Mario Draghi ha presentato la relazione analitica al Parlamento sciolto anticipatamente, di prorogare le missioni militari internazionali già in corso, soprattutto in Qatar e Mozambico “per la sicurezza dei nostri approvvigionamenti di fonti fossili”.

#OstuniClimateCamp

INDAGINE “ORO NERO” PRESSO LA RAFFINERIA “API” S.P.A.: 18 PERSONE DENUNCIATE PER DISASTRO AMBIENTALE ED ALTRI REATI

Oggi gran parte delle testate giornalistiche aprono con la prima pagina della chiusura delle indagini preliminari “Oro nero”, partite dopo le centinaia di denunce dei cittadini a seguito dell’incidente del lontano aprile 2018…sarebbero tante le cose da dire e le valutazioni da fare per ora ci sembra importante restare ai fatti per come vengono descritti dal nucleo operativo ecologico di Ancona

INDAGINE “ORO NERO” PRESSO LA RAFFINERIA “API” S.P.A.: 18 PERSONE DENUNCIATE PER DISASTRO AMBIENTALE ED ALTRI REATI CONCERNENTI LA NORMATIVA AMBIENTALE E QUELLA SULLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE.

I Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Ancona hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari (art. 415 bis c.p.p.) emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona nell’ambito del procedimento nr. 2654/18 R.G.N.R.

Agli indagati sono contestati vari reati in materia ambientale, e segnatamente il disastro ambientale, la gestione illecita di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, il getto pericoloso di cose, lesioni personali a carico di numerosi cittadini. Sono inoltre stati contestati delitti contro la pubblica amministrazione, la violazione della normativa sulla gestione degli impianti a rischio di incidente rilevante e la responsabilità amministrativa degli enti nei confronti della società API RAFFINERIA S.p.a.

Le indagini, condotte dal NOE di Ancona e coordinate dalla Procura dorica, hanno avuto origine a seguito all’evento incidentale del 11 aprile 2018, data in cui si verificò l’inclinazione del tetto galleggiante di un serbatoio situato all’interno del polo petrolifero di proprietà della soc. “API RAFFINERIA DI ANCONA” S.p.A. In particolare, l’evento riguardò uno dei serbatoi più grandi d’Europa per una capacità di portata pari a 160.000 metri cubi di petrolio greggio, provocando la fuoriuscita di una nuvola di gas idrocarburici e la conseguente percezione di forti e prolungati miasmi da parte della popolazione della zona, oltre al serio pericolo per la sicurezza derivante dal rischio di esplosioni.

La conseguente attività d’indagine, espletata con il contributo di consulenti tecnici incaricati dalla Procura, nonché attraverso una molteplicità di strumenti investigativi (sopralluoghi e campionamenti analitici, osservazioni dirette, escussione a s.i.t. di persone informate sui fatti, consulenze in campo ambientale, acquisizione ed analisi di copiosa mole documentale ecc.) ha permesso di ricostruire le modalità gestionali dello stabilimento di proprietà della società “API RAFFINERIA DI ANCONA” S.p.A, caratterizzate da ripetute violazioni, sia delle prescrizioni contenute nei provvedimenti autorizzativi, sia degli stessi dettami sanciti dalla specifica normativa di settore.

Le indagini espletate hanno fatto emergere gravi carenze strutturali negli impianti, con diffusione incontrollata e prolungata nell’ecosistema di inquinanti pericolosi per l’ambiente e per l’uomo.

Nel territorio di Falconara M.ma (già in parte censito nell’elenco dei Siti di Interesse Nazionale – S.I.N. – per le bonifiche) si è registrato, infatti, un significativo inquinamento ambientale causato dalle attività della Raffineria che, pur operando sulla scorta dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) n. 171 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare rilasciata in data 11.05.20182, ne ha violato le prescrizioni ed i limiti di emissione con riferimento alle emissioni in atmosfera, agli scarichi idrici, ai rifiuti, alla gestione dei malfunzionamenti e degli eventi incidentali.

In particolare l’ipotesi di cui all’art. 452 quater comma 2 del codice penale, che prevede il reato di “disastro ambientale”, è stata contestata in riferimento alla grave compromissione della matrice suolo e sottosuolo, della qualità dell’aria delle zone limitrofe all’impianto petrolchimico falconarese, delle acque superficiali e delle acque sotterranee presso le quali è stata più volte riscontrata la presenza di reflui industriali contenenti Idrocarburi.

L’ inquinamento e la perdurante dispersione di prodotti nel suolo, sottosuolo, nelle acque sono stati principalmente provocati dallo stato di deterioramento degli impianti e dalle gravi carenze riscontrate nell’ ispezione e manutenzione di vari serbatoi, di rilevanti dimensioni, nonché degli impianti di trattamento delle acque di scarico (T.A.S.), di trattamento delle acque di falda (T.A.F.) e della rete fognaria oleosa della Raffineria API, si è, inoltre, riscontrata l’omessa comunicazione da parte della società degli eventi incidentali (tra cui proprio quello accaduto in data 11 aprile 2018).

La compromissione della qualità dell’aria delle zone limitrofe all’impianto petrolchimico falconarese stata invece provocata dalle ripetute emissioni in atmosfera di gas derivanti dalla lavorazione degli idrocarburi.

Nella fattispecie, le immissioni sono state cagionate dal rilascio in atmosfera di composti gassosi quali Ossidi e Biossidi di Azoto ed Anidride Solforosa a sua volta provocato dalla combustione di G.P.L. (gas petrolio liquefatto) “fuori specifica”. Tale gas, non essendo commercializzabile in considerazione dell’alto tenore di zolfo e del residuo all’evaporazione, è stato in più giornate, a partire dalla data del 20.05.2020, bruciato nella torcia idrocarburica della Raffineria API, al solo scopo di disfarsene.

La contestazione degli organi inquirenti è che tali condotte siano sorrette dalla volontà di risparmiare gli ingenti costi per l’ispezione, la manutenzione e l’adeguamento degli impianti in questione (solo la bonifica di uno dei serbatoi oggetto delle indagini avrebbe infatti comportato un esborso pari ad oltre 2 mln di euro, mentre lo smaltimento dei rifiuti liquidi costituiti dalle acque di processo avrebbe comportato dei costi di almeno 8 milioni di euro all’anno) e allo stesso tempo di non compromettere l’attività produttiva, rallentando i processi di lavorazione che, in caso di esecuzione delle dovute opere di ispezione e manutenzione, avrebbero subito una inevitabile riduzione.

Violazioni in materia ambientale sono state contestate anche dall’ I.S.P.R.A. (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che, durante l’attività di controllo ordinario condotta annualmente, ha accertato violazioni concernenti la gestione illecita delle c.d. “acque di processo” costituite da reflui oleosi che, una volta drenati dai serbatoi di stoccaggio del greggio, venivano fatte affluire verso l’impianto di Trattamento delle Acque di Scarico (T.A.S.) previo passaggio attraverso un sistema di collegamento dei reflui non completamente stabile. Per tale ragione l’ I.S.P.R.A. ha ritenuto che il suddetto assetto impiantistico non fosse regolare in quanto rientrante nell’ambito della normativa sulla gestione dei rifiuti e che, come tali, fossero da classificare i citati reflui oleosi.

A seguito delle indagini sono inoltre stati contestati reati contro la pubblica amministrazione, segnatamente i reati di abuso d’ufficio, rivelazione di segreti d’ufficio e istigazione alla corruzione, da parte di un pubblico ufficiale al vertice dell’organo tecnico deputato al controllo.

https://m.cronacheancona.it/…/disastro…/379141/…

https://etvmarche.it/…/raffineria-indagine-chiusa…/

https://www.anconatoday.it/…/api-raffineria-indagine…

https://www.corriereadriatico.it/…/raffineria_api…

https://www.youtvrs.it/incidente-alla-raffineria-18…/…

No ai rigassificatori: nasce la rete nazionale

Nasce  una rete nazionale per contrastare la loro realizzazione e il dominio del sistema fossile. Solidarietà alla lotta di Piombino.

La sera di mercoledi 13 luglio 2022, per iniziativa del Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”,  si sono incontrate numerose rappresentanze dei movimenti ambientalisti, provenienti dalle varie località coinvolte nei piani di insediamento di strutture di rigassificazione del  Gas Naturale Liquefatto (GNL). Erano presenti i comitati territoriali di Ravenna, Piombino,  Brindisi, della Sardegna, della Sicilia, nonché esponenti di associazioni e reti ambientaliste regionali e nazionali. Si sono presi in esame i diversi aspetti del problema e si sono evidenziati gli interessi comuni dei diversi territori.

Ne è nata la decisione di costruire una rete nazionale finalizzata al contrasto delle politiche di rafforzamento ed espansione del sistema estrattivista basato sulle fonti fossili, con particolare riferimento alla filiera del Gas Naturale Liquefatto.

Il GNL non costituisce affatto, come da molte parti si vuole sostenere, uno strumento per l’indipendenza energetica o per abbassare i costi delle bollette che colpiscono la cittadinanza, e tanto meno una scelta orientata alla transizione ecologica. Il GNL proviene in gran parte da estrazioni effettuate con le tecniche di fracking, assolutamente devastanti per l’ambiente delle zone di provenienza, richiedenti enormi quantità di energia e di acqua, viene liquefatto tramite un processo di estrema refrigerazione, con ulteriore dispendio di energia, poi trasportato in viaggi di migliaia di chilometri su grandi navi gasiere, che poi dovranno ritornare, vuote, ai porti di provenienza, quindi con ulteriori consumi di enormi quantità di carburanti fossili.

Il processo di rigassificazione, dal canto suo,  comporta il riscaldamento del gas liquefatto e l’aggiunta di cospicue quantità di cloro, e conseguenti danni per l’ambiente marino e per tutte le attività che da esso traggono sostentamento.

Inoltre,  l’aspetto che maggiormente deve preoccupare è quello della sicurezza nelle zone in cui i rigassificatori verranno posizionati. I pericoli di esplosioni, di fughe di gas, di incidenti alle navi gasiere, e la conseguente necessità di prevedere vaste zone di interdizione (per altro non sempre concretamente realizzabili) attorno alle strutture, incideranno negativamente  sull’ambiente e  la vita sociale ed economica di interi territori.

Ieri sera si è svolta a Portoscuso una importante manifestazione contro un mega rigassificatore a Porto Vesme. Oggi si sta svolgendo a Piombino, dalle 9.30, una importante manifestazione per ribadire il no dei piombinesi al rigassificatore nel porto di Piombino.

La Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile è solidale, come tutte le realtà che aderiscono alla Rete Nazionale. La lotta di uno è la lotta di tutti, perché dalla vittoria di uno discenderà la vittoria per tutti.

E questa estate ci vediamo dal 30/7 all’ 8/8 nel Climate Camp di Ostuni a cui vi invitiamo a partecipare direttamente, e per chi non può di attivarsi da remoto per apportare tutti i contributi possibili ai confronti previsti ogni serata, a partire da quelli su clima-energia-ambiente, crisi e risposta politica, guerra in Ucraina e “il placet ad Erdogan di liquidare il Rojava”.

Per il Clima Fuori dal Fossile

Blitz del Ministro CingolEni a Ravenna

Una presenza provocatoria e inattesa sabato 12 Marzo, a Ravenna. Il Ministro della Finzione ecologica Cingolani è stato avvistato in Piazza del Popolo, seduto alla sua nuova scrivania. Ebbene sì, la campagna nazionale Per il clima fuori dal Fossile ha individuato per Cingolani la migliore collocazione per poter lavorare a stretto contatto con chi determina la sua agenda. Direttamente a Ravenna, dove Eni ha il suo quartier generale.
Una manifestazione quella di ieri per ribadire la critica verso questo governo e contro un ministro esclusivamente deferente verso gli interessi delle multinazionali di settore, che consente loro di determinare la politica energetica nazionale e di partecipare addirittura alle trattative in politica estera.

Presenti movimenti di Veneto, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, del Molise e di Civitavecchia.

A Ravenna, in Piazza del Popolo, più di 300 persone, in rappresentanza di varie realtà territoriali da tutta Italia, hanno manifestato per mettere in chiaro che non è la guerra in sé responsabile dell’aumento del prezzo del gas, che il rincaro delle bollette ha origini ben diverse da quelle dichiarate dalle compagnie, che il problema non si risolverà aprendo nuovi pozzi petroliferi, né sfruttando al massimo quelli esistenti o rimettendo in funzione il carbone.
Per ribadire che questa crisi, piuttosto, dipende dall’inerzia dei governi che si sono succeduti finora, che non hanno saputo o voluto programmare, né tantomeno attuare, la trasformazione del comparto energetico e produttivo in funzione delle esigenze della cittadinanza, con la conseguenza di aver creato anche un grande vuoto occupazionale. Non sono credibili i politici che solo oggi sembrano accorgersi della fragilità del nostro sistema di approvvigionamenti e cercano di correre ai ripari in modo improvvisato, minando fatalmente la reale transizione energetica. Se avessero agito tempestivamente, attuando tutte le misure indicate fin dalle prime conferenze sul clima, avrebbero investito nelle rinnovabili e non ci troveremmo oggi così fortemente dipendenti dall’estero e così preoccupati per la stabilità energetica del paese.Per questo siamo stati a Ravenna, sede di una delle maggiori multinazionali dell’oil&gas, per riaffermare che i territori non sono d’accordo con la politica governativa, che consente alle aziende, grazie ad uno stato di emergenza ormai permanente, di causare danni sui territori, cambiamenti climatici a livello globale e perpetrare le ingiustizie sociali di cui sono sempre state protagoniste in tutti gli angoli del pianeta.

Non solo ci si oppone ai 20 miliardi all’anno regalati al settore fossile ma si avanzano proposte concrete per una gestione energetica democratica, partecipata e da fonti pulite, sempre respinte, nonostante il loro largo consenso popolare e l’avallo di scienziati e giuristi.
Siamo stati ancora una volta in piazza per dire Per il Clima Fuori dal Fossile!

La nostra Campagna firmataria dell’istanza al PCN dell’OCSE contro ENI.

IL #GREENWASHING DI ENI È L’ULTIMA GOCCIA.

Il piano industriale di #ENI è disastroso per il clima. Per questo, insieme ai colleghi Michele Carducci e Veronica Dini abbiamo redatto, per conto di un gruppo di associazioni e movimenti, una istanza al Punto di Contatto Nazionale dell’#OCSE per denunciare l’inadeguatezza del piano industriale di #ENI rispetto agli impegni internazionali contro l’#emergenzaclimatica.

Cosa contestiamo a ENI?

– un piano strategico che non prevede un sufficiente taglio delle #emissioni nei prossimi anni ma anzi, di aumentare ancora la quantità di petrolio e gas estratto;

– la mancanza di una valutazione di impatto climatico delle attività d’impresa;

– l’assenza di informazioni trasparenti e adeguate e di un piano di prevenzione e mitigazione dei rischi.

La multinazionale petrolifera, principale inquinatore italiano, 30° emettitore mondiale, che ha lo Stato italiano come azionista di maggioranza, ha il dovere di contribuire alla battaglia contro il caos climatico!

PEOPLE and PLANET before PROFITS!

#emergenzaclimatica#climatejustice#nooil

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