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BASTA PAGARE! Manifestazione 15 ottobre ad Ancona

Devastazioni ambientali cambiamenti climatici crisi economica carovita carobollette…Basta Pagare 🔥 La campagna Per il clima fuori dal fossile sostiene la mobilitazione di sabato 15 ottobre ad Ancona nelle Marche ad un mese esatto dall’alluvione

Devastazioni ambientali. Cambiamenti climatici. Crisi economica. Carovita. Caro bollette. BASTA PAGARE!

Ancona – Sabato 15 ottobre
(Ore 15.30, Largo Fiera della Pesca)
Manifestazione ad un mese dall’alluvione

Leggi il testo dell’appello di convocazione alla manifestazione del 15 ottobre

L’evento su Facebook

– Non vogliamo pagare i costi sociali di scelte politiche fatte contro di noi e sulla nostra pelle.

– Non vogliamo pagare le bollette stratosferiche con cui si arricchiscono speculatori e petrolieri.

– Non vogliamo pagare i danni subiti, contraendo mutui che ci schiavizzano e arricchiscono i banchieri.

RIVENDICHIAMO

– L’immediato ripristino dei luoghi e dei territori devastati dal nubifragio.

– L’integrale risarcimento dei danni subiti dalle popolazioni.

– L’abbattimento drastico e immediato dei costi delle bollette di gas e energia elettrica con la moratoria a fondo perduto sui pagamenti nelle aree alluvionate.

– Il blocco delle trivellazioni e il rifiuto dei rigassificatori.

– Un cambiamento radicale del PNRR perchè i fondi destinati al territorio siano dirottati sui progetti sociali di ricostruzione.

– Piani concreti di intervento contro il dissesto dei territori.

– Contro le strategie di rilancio del fossile un reale ed attuale percorso di fuoriuscita.

INFO & CONTATTI
email: ancona15ottobre@gmail.com – tel: 3534114609

APPELLO INTEGRALE:
http://www.glomeda.org/…/ancona-sabato-15-ottobre…

15 settembre 2022. E’ una data che ricorderemo a lungo. Il nubifragio, la pioggia, il fango, il vento e in poche ore vengono buttati sul piatto della bilancia i reali costi sociali delle politiche fossili: vite perdute, terre perdute, case e beni perduti, attività perdute. Il dissesto idrogeologico accumulato negli anni è stato estromesso dall’agenda e dalle risorse dei governi regionali che si sono succeduti nel tempo. I piani di intervento per far fronte efficacemente a eventi di simili dimensioni sono ridicoli.

La vera forza messa in campo nell’immediato per far fronte alla tragedia è stato il mutuo soccorso delle persone, nella totale latitanza dei politici, troppo preoccupati della vicina scadenza elettorale, e nell’assenza di mezzi e strategie adeguati alla gravità della crisi. La narrazione mediatica della devastazione è parziale, volutamente focalizzata solo su alcune aree del territorio colpito: in realtà l’area travolta dal nubifragio è molto più estesa, comprende piccoli paesi, letteralmente cancellati, di cui si parla poco e di sfuggita, anche se ognuno di quei paesi è un piccolo mondo. Chi doveva avvisare chi? E, soprattutto, era prevedibile o no? Con il fango ancora sulle strade il balletto delle responsabilità è partito subito a pieno ritmo.

Eppure, quantomeno sul piano politico, la risposta è semplice e di straordinaria evidenza. I disastri ed i costi sociali della crisi climatica non solo sono prevedibili, ma sono una certezza. Una certezza che i fautori delle politiche fossili scelgono scientemente di ignorare per salvaguardare gli interessi dei petrolieri e rilanciare l’estrattivismo come unica opzione possibile. Sfruttando cinicamente la tragedia della guerra il fronte del fossile ha lanciato la sua “controffensiva”: rigassificatori, nuove trivellazioni, carbone, nucleare.

Sono oramai mesi che esponenti del governo regionale promettono di rilanciare le trivellazioni nell’Adriatico, argomentando scelte di estrema gravità con banalità degne del peggior barzellettiere. Intanto con un’operazione di speculazione dalle proporzioni mai viste, attraverso il ricatto delle bollette e dei carburanti assistiamo giorno dopo giorno ad un impoverimento sociale gravissimo che lascia sul lastrico persone, famiglie, attività. La crisi climatica non solo è una realtà già in atto, ma è anche il prodotto di ben precise scelte politiche, economiche e produttive.

Assumere fino in fondo tale realtà impone di uscire urgentemente dal fossile e nel contempo di impegnare strategie e risorse per fare fronte agli stravolgimenti con cui in ogni caso dovremo convivere e che non possono tradursi in un costo da scaricare sulle popolazioni colpite. Dai monti al mare il territorio va difeso e messo in sicurezza! Le politiche governative, sia a livello nazionale che a livello regionale, si muovono in senso diametralmente opposto. Ed in queste politiche già si delinea la strategia dell’abbandono dei territori colpiti, strategia che conosciamo bene perchè l’abbiamo già vista strangolare i territori stravolti dal terremoto. Così all’angoscia per ciò che è già accaduto si somma da subito l’angoscia per il futuro: assenza di credibili prospettive di recupero del territorio, certezza dell’intempestività degli interventi, insufficienza delle risorse messe in campo e sperpero di quelle che saranno disponibili. Un film già visto. Questa volta però il finale dovrà essere diverso. “E’ una cosa grossa uccidere una persona: gli levi tutto quello che ha… e tutto quello che sperava di avere”. Ogni giorno paghiamo i costi dello sfruttamento e della speculazione con un pezzo della nostra vita e con un pezzo delle nostre speranze. Noi non vogliamo più pagare.

Spazio Autogestito Arvultura – Senigallia
Fridays For Future – Ancona
Trivelle Zero Marche
Campagna ‘Per il clima, fuori dal fossile’

GUERRA E RISORSE ENERGETICHE: PERCHE’ L’ITALIA NON HA BISOGNO DI NUOVE INFRASTRUTTURE NEL SETTORE DEL GAS

Ci dicono che, a causa della guerra in Ucraina, siamo alla canna del gas, letteralmente. Intanto, nei primi 6 mesi di quest’anno, secondo le stime del Ministero della Transizione ecologica – Dipartimento Energia – DGIS, l’Italia ha esportato più di un miliardo e ottocento milioni di metri cubi di metano; si tratta di un record assoluto…
Nel primo semestre la Snam ha avuto un utile netto di 646 milioni di euro (+ 1,7% rispetto al primo semestre 2021), mentre ha fatto registrare un vero e proprio boom l’utile netto dell’ENI, sempre nel primo semestre: 7,398 miliardi di euro, con un incremento del 600% rispetto allo stesso periodo del 2021 quando era stato di 1,103 miliardi. E’ incredibile: ci assillano con il rischio di rimanere senza gas e nello stesso tempo lo vendiamo ad altri Paesi!
La guerra e la conseguente decisione di sganciarsi dalla dipendenza dalla Russia è una manna dal cielo per le grandi multinazionali del gas che, con il pieno sostegno dei governi che le foraggiano, hanno colto al volo l’occasione per rilanciare parecchi progetti per nuove infrastrutture nel settore. Con il pretesto della guerra, il governo uscente, in tutta fretta, ha portato a termine il procedimento autorizzativo per il metanodotto Sulmona – Foligno, ha deciso di installare due nuovi rigassificatori a Piombino e a Ravenna e ha dato il via libera a maggiori trivellazioni al fine di ottenere il raddoppio della produzione nazionale di gas.
Altri rigassificatori, però, sono già stati autorizzati o sono in corso di autorizzazione: a Porto Empedocle in Sicilia, a Gioia Tauro in Calabria, a Falconara Marittima nelle Marche e in Sardegna a Portovesme (Carbonia – Iglesias), a Porto Torres (Sassari) e a Oristano. E ancora: sono tornati in auge anche i metanodotti, come il raddoppio del TAP, l’Eastmed – Igi Poseidon da Israele ad Otranto e un gasdotto del tutto inedito dalla Spagna.

LEGGI IL FOCUS COMPLETO REDATTO DALLA CAMPAGNA PER IL CLIMA FUORI DAL FOSSILE IN QUESTI MESI ESTIVI DURANTE L’OSTUNI CLIMATE CAMP DI AGOSTO E AL FIANCO DELLE LOTTE TERRITORIALI CONTRO I PROGETTI DI RIGASSIFICATORI E DEPOSITI GNL…

Rigassificatori: il nuovo “modello Piombino” per aggirare i vincoli

Finora queste grandi opere  del gas, come gasdotti, rigassificatori, nuove centrali a gas e riconversioni centrali a carbone, dovevano passare un iter autorizzativo lungo e tortuoso, proprio per il notevole impatto a livello ambientale e sul territorio che hanno questi progetti. Erano coinvolti, oltre ai singoli Ministeri interessati, tutti gli enti territoriali e i cittadini, e non solo a livello consultivo, ma anche in grado di obbligare i committenti alle “prescrizioni” sui punti contestati della Valutazione d’Impatto Ambientale e nello scontro tra pareri diversi tra i Ministeri decideva la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Infatti, una Commissione Tecnica VIA, composta da sessanta tecnici e scienziati, assicurava il supporto tecnico-scientifico al Ministero della Transizione Ecologica ed esprimeva un parere sui progetti presentati.

L’ENEL aveva provato a non assoggettare a VIA la conversione a gas della centrale a carbone di Brindisi, la Federico II, ma il CTVIA aveva obbligato il progetto alla VIA.

Cosa è cambiato col progetto rigassificatore FSRU di Piombino e Ravenna?

L’articolo 5 del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, il cosiddetto Decreto Aiuti, stilato dal Governo sicuramente insieme a SNAM, dava 30 giorni per presentare progetti di rigassificatori galleggianti, accordando 30 milioni l’anno per 20 anni a chi li realizzasse.

E nel nome di “interventi strategici di pubblica utilità, indifferibili e urgenti” il DL deroga a tutta la procedura ambientale. Intanto è nominato un Commissario per “un procedimento unico da concludersi entro centoventi giorni dalla data di ricezione dell’istanza”. Poi “si applica l’esenzione “ dalla Valutazione di Impatto Ambientale. Al comma 4 il peggio: “Le amministrazioni… attribuiscono ad esse priorità e urgenza… ai fini della realizzabilità dell’opera all’interno di siti contaminati … ivi

incluse quelle ai fini antincendio … la verifica preventiva dell’interesse archeologico … la concessione demaniale… L’autorizzazione ha effetto di variante degli strumenti urbanistici vigenti… “.

Una semplificazione perfetta: le amministrazioni non devono fare troppe storie e possono solo chiedere integrazioni al progetto. Non ci sono prescrizioni degli enti, ma solo da parte del Commissario. Il Commissario, cioè il Presidente di Regione, è un Deus ex machina, decide tutto lui.

La non assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale deve essere autorizzata dalla Commissione Europea, che richiede la consultazione del pubblico come priorità per l’elusione della V.I.A. e che nei procedimenti sui rigassificatori italiani è concessa in termini ridotti (20 – 30 giorni) e senza una reale partecipazione dei territori alla decisione.

Un trucco perfetto di SNAM, ENI e società oil&gas, approfittando della speculazione in atto, non giustificata, sui prezzi del gas, per eludere le procedure ambientali. Una truffa legittima nei confronti dei cittadini, che giustifica ulteriori extraprofitti a tali aziende pagati dai cittadini in bolletta. Extraprofitti che il governo Draghi ha cercato di tassare al 25%, ma che queste società si sono rifiutate di pagare. Forse è anche per la pressione delle lobby del gas che è caduto il governo Draghi, troppo insistente sulla tassazione dei loro profitti. Si tratta di 9 miliardi di euro solo per l’ultimo anno.

Intanto SNAM “detta legge”, il Decreto Aiuti, con una legge scritta su misura, che regala 30 milioni di euro l’anno a ogni nuovo impianto di rigassificazione galleggiante per 20 anni. Guarda caso sono stati presentati solo 2 istanze, tutte e due di SNAM: Piombino e Ravenna. In dieci anni ammortizzano la spesa per le navi acquistate (perché avrebbero dovuto noleggiarle con una legge così, sbarazzando la feroce concorrenza mondiale sulle FSRU?), poi il gas è tutto profitto ai prezzi TTF di Amsterdam, da scaricare sulle bollette.

Una truffa di Stato, sostenuta da tutti quei partiti che in campagna elettorale appoggiano tali progetti in nome di una finta emergenza gas facendo gli interessi delle nostre compagnie oil&gas.  Una vergogna. Un azzardo speculativo che non si era mai visto prima, appoggiato dalla politica e che sui media o tra le forze sociali non viene denunciato abbastanza.

La speculazione di SNAM ed ENI sul prezzo del gas nell’ultimo anno è come se il prezzo della benzina in un anno fosse passato da 1.50 € a 15.00 € al litro e nessuno dicesse niente.

E la guerra in Ukraina, la Cina, la ripresa del post covid non c’entrano molto con l’aumento dei prezzi del gas.

La Francia di Macron aveva limitato l’aumento del prezzo dell’energia al 4% agli inizi del 2022, Portogallo e Spagna hanno limitato per legge tali aumenti: in Italia invece siamo in balia delle speculazioni delle nostre aziende tra l’altro partecipate al 30% dallo Stato, che fanno extraprofitti che distribuiscono ai propri investitori internazionali.

Fermiamo la speculazione sul gas. Snam ed Eni devono restituire tutto il maltolto alle famiglie e alle imprese italiane.

Fermiamo il “nuovo modello Piombino” che rischia di diventare la regola per ogni nuova infrastruttura legata al gas: gasdotti, centrali a gas, depositi, PRT, per eludere la procedura di impatto ambientale, che garantisce le prescrizioni e i controlli sulle opere.

Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile

Resoconto Ostuni Climate Camp

Ostuni Climate Camp 2022

Una settimana di sole, vento, energia… le lotte possiamo vincerle o perderle ma si vivono fino in fondo, il cammino continua!  

In questa estate di sempre più’ evidenti cambiamenti climatici, a cui ci siamo dovuti adattare anche per realizzare il nostro camp, abbiamo conquistato un mondo di relazioni e di connessioni utili a costruire il futuro. 

Alcune mattine abbiamo marcato il territorio con presidi e blocchi che hanno sottolineato la nostra irrinunciabile rivolta contro il sistema capitalistico, energivoro, estrattivista e patriarcale. 

Lunedì 1 Agosto abbiamo sanzionato la Leonardo s.p.a. di Brindisi, l’azienda guerrafondaia a capitale pubblico ed “a gestione PD” che da una parte è collettore di immense commesse da Turchia e Qatar mentre dall’altra manda in cassa integrazione 3000 lavoratori di altre sedi in Puglia. 

Venerdì 5 Agosto un corteo con conferenza stampa davanti al PRT del Gasdotto TAP, a Melendugno, per rivendicare appieno le lotte fin qui portate avanti, ribadendo l’opposizione al raddoppio del TAP. 

Ringraziamo i compagni di Melendugno per l’adesione e la partecipazione, convinti entrambi che possono esserci vittorie o sconfitte ma che le ragioni della difesa del territorio e delle popolazioni sono impegni che dobbiamo fortificare. 

6 Agosto, flash mob sulle spiagge della riserva di Torre Guaceto, per ricordare e condannare ancora una volta l’inizio dell’era nucleare, con il bombardamento su Hiroshima a Seconda Guerra mondiale ormai finita e per denunciare l’attuale politica giapponese che sta sversando nel Pacifico le acque contaminate di Fukushima. Una protervia imperialista e colonialista che considera un oceano, quello Pacifico, come una sua proprietà. Soprattutto abbiamo voluto ricordare che c’è stata una “follia sana”, quella dei pugliesi e delle pugliesi che, 40 anni fa, riuscirono a bloccare la costruzione della centrale nucleare che sarebbe dovuta sorgere proprio in quel lembo di costa. 

10 giorni di incontri, dibattiti, lotte non si possono racchiudere in un resoconto, ma possiamo intanto rallegrarci per la partecipazione di attiviste e attivisti di Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Campania e Lazio.

Una delle novità di questo secondo campeggio è che oltre ai compagni della Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile e dei COBAS, abbiamo avuto il piacere di relazionarci con il sindacato Cobas dei lavoratori dello spettacolo, cresciuto nella lotta anche in piena pandemia, che ha realizzato tutti gli interventi artistici nelle notti di Ostuni. 

Durante la settimana siamo stati accompagnati dalla risonanza delle proteste che provenivano da Piombino, dalla Sardegna e da Ravenna, realtà con le quali abbiamo organizzato la manifestazione sincronica nazionale del 30 Luglio, e con cui abbiamo ragionato il giorno 3 agosto, sulle prospettive locali e nazionali future della battaglia contro i rigassificatori nell’ambito della comune lotta per l’appunto “per il Clima e fuori dal Fossile”.  

I temi guerra ed energia sono stati quelli più discussi, legati ai problemi della militarizzazione, dell’estrattivismo e della repressione dei territori, a partire proprio dalla drammaticità delle situazioni del territorio pugliese, vero e proprio nodo strategico energetico e militare del nostro paese e del Mediterraneo. 

Affrontati anche il tema del collegamento internazionale verso la COP 27, della lotta contro le decisioni sulla Tassonomia Europea, approfondendo maggiormente le battaglie giuridiche che i nostri movimenti conducono insieme ad altre realtà per arginare le multinazionali fossili (ricorsi dai territori in lotta, campagna Giudizio Universale col Prof. Michele Carducci e azione a OCSE contro ENI, azione per la salvaguardia degli ulivi con Attuare la Costituzione e il ricorso appena vinto contro gli abbattimenti di ulivi secolari proprio a Ostuni.)

Un momento entusiasmante è stato quello relativo al tema Lavoro-Salute-Ambiente con la partecipazione dei compagni operai dell’ex Ilva di Taranto che hanno dialogato con i lavoratori GKN ed i partecipanti. 

Affrontando i temi energetici e di guerra nel nostro Mediterraneo, non abbiamo certo dimenticato la solidarietà internazionalista, in particolare il popolo Mapuche e le realtà in lotta delle Americhe, del Kurdistan, della Palestina e della popolazione Saharawi.

Terminata poi la partecipazione delle delegazioni extra-regionali, il campeggio è proseguito con attività, proposte e ragionamenti sulle realtà pugliesi. Senza un profondo radicamento territoriale non c’è futuro.

Avremo modo, insieme, di ragionare meglio su questa esperienza e su come rilanciarla verso il futuro. Le idee, gli spunti, le consapevolezze e le passioni però ce li portiamo a casa per affrontare il presente in connessione con le tante altre realtà territoriali italiane, e non solo, con cui abbiamo condiviso e condivideremo percorsi sulla base della reciproca condivisione di contenuti ma soprattutto di costruzione quotidiana dell’alternativa al sistema capitalistico delle fonti fossili e della guerra.

INDAGINE “ORO NERO” PRESSO LA RAFFINERIA “API” S.P.A.: 18 PERSONE DENUNCIATE PER DISASTRO AMBIENTALE ED ALTRI REATI

Oggi gran parte delle testate giornalistiche aprono con la prima pagina della chiusura delle indagini preliminari “Oro nero”, partite dopo le centinaia di denunce dei cittadini a seguito dell’incidente del lontano aprile 2018…sarebbero tante le cose da dire e le valutazioni da fare per ora ci sembra importante restare ai fatti per come vengono descritti dal nucleo operativo ecologico di Ancona

INDAGINE “ORO NERO” PRESSO LA RAFFINERIA “API” S.P.A.: 18 PERSONE DENUNCIATE PER DISASTRO AMBIENTALE ED ALTRI REATI CONCERNENTI LA NORMATIVA AMBIENTALE E QUELLA SULLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE.

I Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Ancona hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari (art. 415 bis c.p.p.) emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona nell’ambito del procedimento nr. 2654/18 R.G.N.R.

Agli indagati sono contestati vari reati in materia ambientale, e segnatamente il disastro ambientale, la gestione illecita di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, il getto pericoloso di cose, lesioni personali a carico di numerosi cittadini. Sono inoltre stati contestati delitti contro la pubblica amministrazione, la violazione della normativa sulla gestione degli impianti a rischio di incidente rilevante e la responsabilità amministrativa degli enti nei confronti della società API RAFFINERIA S.p.a.

Le indagini, condotte dal NOE di Ancona e coordinate dalla Procura dorica, hanno avuto origine a seguito all’evento incidentale del 11 aprile 2018, data in cui si verificò l’inclinazione del tetto galleggiante di un serbatoio situato all’interno del polo petrolifero di proprietà della soc. “API RAFFINERIA DI ANCONA” S.p.A. In particolare, l’evento riguardò uno dei serbatoi più grandi d’Europa per una capacità di portata pari a 160.000 metri cubi di petrolio greggio, provocando la fuoriuscita di una nuvola di gas idrocarburici e la conseguente percezione di forti e prolungati miasmi da parte della popolazione della zona, oltre al serio pericolo per la sicurezza derivante dal rischio di esplosioni.

La conseguente attività d’indagine, espletata con il contributo di consulenti tecnici incaricati dalla Procura, nonché attraverso una molteplicità di strumenti investigativi (sopralluoghi e campionamenti analitici, osservazioni dirette, escussione a s.i.t. di persone informate sui fatti, consulenze in campo ambientale, acquisizione ed analisi di copiosa mole documentale ecc.) ha permesso di ricostruire le modalità gestionali dello stabilimento di proprietà della società “API RAFFINERIA DI ANCONA” S.p.A, caratterizzate da ripetute violazioni, sia delle prescrizioni contenute nei provvedimenti autorizzativi, sia degli stessi dettami sanciti dalla specifica normativa di settore.

Le indagini espletate hanno fatto emergere gravi carenze strutturali negli impianti, con diffusione incontrollata e prolungata nell’ecosistema di inquinanti pericolosi per l’ambiente e per l’uomo.

Nel territorio di Falconara M.ma (già in parte censito nell’elenco dei Siti di Interesse Nazionale – S.I.N. – per le bonifiche) si è registrato, infatti, un significativo inquinamento ambientale causato dalle attività della Raffineria che, pur operando sulla scorta dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) n. 171 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare rilasciata in data 11.05.20182, ne ha violato le prescrizioni ed i limiti di emissione con riferimento alle emissioni in atmosfera, agli scarichi idrici, ai rifiuti, alla gestione dei malfunzionamenti e degli eventi incidentali.

In particolare l’ipotesi di cui all’art. 452 quater comma 2 del codice penale, che prevede il reato di “disastro ambientale”, è stata contestata in riferimento alla grave compromissione della matrice suolo e sottosuolo, della qualità dell’aria delle zone limitrofe all’impianto petrolchimico falconarese, delle acque superficiali e delle acque sotterranee presso le quali è stata più volte riscontrata la presenza di reflui industriali contenenti Idrocarburi.

L’ inquinamento e la perdurante dispersione di prodotti nel suolo, sottosuolo, nelle acque sono stati principalmente provocati dallo stato di deterioramento degli impianti e dalle gravi carenze riscontrate nell’ ispezione e manutenzione di vari serbatoi, di rilevanti dimensioni, nonché degli impianti di trattamento delle acque di scarico (T.A.S.), di trattamento delle acque di falda (T.A.F.) e della rete fognaria oleosa della Raffineria API, si è, inoltre, riscontrata l’omessa comunicazione da parte della società degli eventi incidentali (tra cui proprio quello accaduto in data 11 aprile 2018).

La compromissione della qualità dell’aria delle zone limitrofe all’impianto petrolchimico falconarese stata invece provocata dalle ripetute emissioni in atmosfera di gas derivanti dalla lavorazione degli idrocarburi.

Nella fattispecie, le immissioni sono state cagionate dal rilascio in atmosfera di composti gassosi quali Ossidi e Biossidi di Azoto ed Anidride Solforosa a sua volta provocato dalla combustione di G.P.L. (gas petrolio liquefatto) “fuori specifica”. Tale gas, non essendo commercializzabile in considerazione dell’alto tenore di zolfo e del residuo all’evaporazione, è stato in più giornate, a partire dalla data del 20.05.2020, bruciato nella torcia idrocarburica della Raffineria API, al solo scopo di disfarsene.

La contestazione degli organi inquirenti è che tali condotte siano sorrette dalla volontà di risparmiare gli ingenti costi per l’ispezione, la manutenzione e l’adeguamento degli impianti in questione (solo la bonifica di uno dei serbatoi oggetto delle indagini avrebbe infatti comportato un esborso pari ad oltre 2 mln di euro, mentre lo smaltimento dei rifiuti liquidi costituiti dalle acque di processo avrebbe comportato dei costi di almeno 8 milioni di euro all’anno) e allo stesso tempo di non compromettere l’attività produttiva, rallentando i processi di lavorazione che, in caso di esecuzione delle dovute opere di ispezione e manutenzione, avrebbero subito una inevitabile riduzione.

Violazioni in materia ambientale sono state contestate anche dall’ I.S.P.R.A. (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che, durante l’attività di controllo ordinario condotta annualmente, ha accertato violazioni concernenti la gestione illecita delle c.d. “acque di processo” costituite da reflui oleosi che, una volta drenati dai serbatoi di stoccaggio del greggio, venivano fatte affluire verso l’impianto di Trattamento delle Acque di Scarico (T.A.S.) previo passaggio attraverso un sistema di collegamento dei reflui non completamente stabile. Per tale ragione l’ I.S.P.R.A. ha ritenuto che il suddetto assetto impiantistico non fosse regolare in quanto rientrante nell’ambito della normativa sulla gestione dei rifiuti e che, come tali, fossero da classificare i citati reflui oleosi.

A seguito delle indagini sono inoltre stati contestati reati contro la pubblica amministrazione, segnatamente i reati di abuso d’ufficio, rivelazione di segreti d’ufficio e istigazione alla corruzione, da parte di un pubblico ufficiale al vertice dell’organo tecnico deputato al controllo.

https://m.cronacheancona.it/…/disastro…/379141/…

https://etvmarche.it/…/raffineria-indagine-chiusa…/

https://www.anconatoday.it/…/api-raffineria-indagine…

https://www.corriereadriatico.it/…/raffineria_api…

https://www.youtvrs.it/incidente-alla-raffineria-18…/…

Draghi a tutto gas fino alla fine

Draghi: a tutto gas fino alla fine

Le “finte” o “programmate” dimissioni di Mario Draghi.

Il 67esimo governo italiano, quello dei Migliori, insediatosi a febbraio 2021 in piena pandemia covid, aveva addirittura istituito il Ministero della Transizione Ecologica, che ha assunto le funzioni del vecchio Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, a cui sono state aggiunte le competenze in materia energetica dal Ministero dello sviluppo economico.

E’ stato un po’ come affidare la gestione dell’AVIS a Dracula: dare le competenze sull’energia al dicastero per l’ambiente col ministro Cingolani è stato il capolavoro greenwashing del Governo.

Tra le prime mosse il Presidente ha prolungato di 4 anni le autorizzazioni del megagasdotto Poseidon in arrivo da Israele ed Egitto, congelato dal precedente Governo Conte dopo la figuraccia fatta con TAP.

La Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile aveva poi intrapreso subito azioni contro il DL Semplificazioni sulle Valutazioni d’Impatto Ambientale, e contro il tentativo del MITE di spacciare il metano come soluzione green verso la transizione ecologica con la conversione a gas delle centrali a carbone ENEL a Civitavecchia, La Spezia, Fusina e Brindisi. Meno male che la Commissione Europea almeno sul gas era stata chiara: niente soldi PnRR per il gas, fonte fossile climalterante: erano state progettate oltre 40 centrali a gas nuove coi fondi del capacity market…

E il sodalizio Governo, Cingolani ed ENI ci riprova poi con gli stoccaggi di CO2, i CCS, anche questi progetti poi naufragati, perché non finanziabili pubblicamente, come denunciato dalle nostre associazioni ambientaliste.

Subito un altro tentativo Governo – ENI: l’approvazione del PiTESAI (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee): “una finta razionalizzazione” e “colpevole ritardo” che in pratica mantiene tutte le autorizzazioni attive di trivellazioni e sblocca quelle in moratoria, aggiungendo addirittura nuove concessioni e prorogando quelle in essere, contro il parere della maggior parte delle regioni e dei movimenti ambientalisti.

E poi il G20 e la preCOP26 sul clima, organizzati in Italia: fatti fallire proprio dalla posizione conservatrice del nostro Governo Draghi, riassunto dal “Blah Blah Blah” di Greta.

Poi il colpo finale col DEF (Documento Economia e Finanze), la vecchia legge finanziaria: si toglie il 20% alla scuola (dal 4.2% del PIL al 3.5% del PIL, siamo ultimi in Europa ormai per gli investimenti nella istruzione) e si aumenta fino al 2% del PIL la spesa militare e in armi.

E il sodalizio Governo – ENI ha poi trovato il coupe de maitre definitivo: un piccolo comma di un regolamento Arera, l’Autorità che dovrebbe vigilare sui prezzi dell’energia a difesa dei consumatori, permetteva l’aggancio del prezzo del gas da far pagare in bolletta al prezzo speculativo di mercato TTF di Amsterdam e non più al prezzo dei contratti ventennali di acquisto del gas: il prezzo del gas sale del 700% in pochi mesi, già prima dell’invasione in Ucraina, e di conseguenza le bollette gas e luce in Italia. E chi ci guadagna? ENI, che nel solo primo trimestre 2022 fa extraprofitti del 3480% (un aumento del 5 – 10% dei profitti annui è considerato un successo in economia).

E su pressione dei movimenti ambientalisti, Draghi promette di tassare tali extraprofitti del 10%, poi su ulteriori nostre pressioni, del 25%. Ma per magia la presunta tassazione scompare dal DL Bollette di due settimane fa, per non scoraggiare le compagnie nell’acquisto supplementare di gas destinato agli stoccaggi per l’inverno, mentre resta la tassazione degli extraprofitti delle aziende di rinnovabili. Anzi, il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) contribuirà con 4 miliardi (che pagheremo sempre noi in bolletta) a incentivare l’acquisto di gas per gli stoccaggi. Un capolavoro per ENI e SNAM.

Intanto scoppia la guerra in Ucraina e iniziano le sanzioni alla Russia, che finisce per tagliarci il gas. La ricetta di Draghi? Riattivare a pieno regime le centrali a carbone, come quella di Brindisi, più trivelle a mare, aumentare l’import dei gasdotti esistenti e la grande novità dell’anno 2022: navi rigassificatrici e tanto GNL.

Così lo stesso Draghi e Di Maio, insieme all’immancabile Descalzi di ENI, partono verso paesi di dubbia democrazia, come l’Egitto, il Congo, l’Angola, la Turchia per affrancarsi dal gas dell’ormai cattivo Putin. Persino il povero Mattarella viene coinvolto in questo accaparrarsi di GNL da paesi dittatoriali, diventati improvvisamente amici.

E, nell’emergenza energetica, vengono approvati i gasdotti Sulmona Foligno, Poseidon, il futuro raddoppio di TAP, impianti a biogas, inceneritori, insomma, a tutto gas. E Draghi ora minaccia le dimissioni durante l’approvazione del megainceneritore di Roma, progetto oggi ambientalmente insostenibile.

E proprio in questi giorni il dimissionario Presidente, in un ultimo sforzo di asservimento a ENI, è ancora in Algeria per avere qualche miliardo di metri cubi in più di gas.

Draghi doveva affrontare la pandemia da covid, l’emergenza climatica con gli obiettivi della riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030, la guerra e la conseguente crisi energetica, fallendo su ogni fronte. Il Governo del Migliore ha istituito il nuovo Ministero della Transizione Ecologica, ma ha solo puntato sul gas metano, peggiorando la situazione dell’Italia, mentre si vedono gli effetti dei cambiamenti climatici, dalla strage della Marmolada alla secca del Po. Dal Migliore ci saremmo aspettati politiche più coraggiose, invece che finanziamenti a pioggia e sempre a vantaggio delle compagnie fossili e a danno di chi paga le bollette..

L’inflazione è arrivata oltre l’8 %, con un aumento generalizzato dei prezzi e del carovita, le bollette sono alle stelle senza un tetto al prezzo del gas nazionale come hanno fatto in Francia: in Italia Draghi ha glissato, chiedendo un tetto alla UE, sapendo che non sarebbe stato ascoltato e le compagnie oil&gas brindavano. Le famiglie italiane sono diventate sempre più povere mentre le aziende energetiche, quelle delle armi e farmaceutiche hanno fatto extra profitti stellari non tassati.

E i 200 miliardi del PnRR? Ha deciso tutto il suo Governo: solo in pochi ambiti le amministrazioni locali più preparate hanno potuto indicare degli investimenti: di molti obiettivi non si sa chi ha deciso i finanziamenti miliardari. Ricordiamo che i due terzi del PnRR sono debiti che pagheranno i nostri figli.

Un esempio su tutti: RFI (Ferrovie dello Stato) ha proposto la nuova linea ferroviaria Stazione di Brindisi – Aeroporto di Brindisi per 9 KM al costo di 112 milioni di euro: attraverserà il parco naturale del Cillarese, viadotti, una nuova stazione all’aeroporto… Peccato che il collegamento ora è già assicurato da un bus elettrico al costo di 1 euro di biglietto con frequenza ogni 30 minuti e che si collega anche al terminal traghetti di Costa Morena. Un’altra opera inutile, costosa e dannosa. Con 112 milioni si potevano mettere a norma oltre 50 scuole della provincia …

Draghi ha indebitato gli italiani con opere inutili, ha peggiorato la politica italiana in termini di emergenza climatica malgrado l’impegno della riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030, nessuna politica sociale e per la scuola, anzi, ha ridotto i fondi e ha dato tanti, ma tanti aiuti alle imprese fossili e belliche, che noi, e soprattutto i nostri figli, dovremo ripagare nei prossimi decenni.

Non lo rimpiangeremo Draghi. Ma non è che l’Italia, per queste sue politiche, sarà la prossima nazione che andrà in default, e ci sarà sempre lo stesso Draghi nella Trojka, come in Grecia, a condannarci a restituire tutto il debito con enormi sacrifici, debito proprio da lui assunto?

Di tutto questo si parlerà questa estate dal 30/7 all’ 8/8 nel Climate Camp di Ostuni a cui vi invitiamo a partecipare direttamente, e per chi non può di attivarsi da remoto per apportare tutti i contributi possibili ai confronti previsti ogni serata, a partire da quelli su clima-energia-ambiente, crisi e risposta politica, guerra in Ucraina e “il placet ad Erdogan di liquidare il Rojava”.

Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile

No ai rigassificatori: nasce la rete nazionale

Nasce  una rete nazionale per contrastare la loro realizzazione e il dominio del sistema fossile. Solidarietà alla lotta di Piombino.

La sera di mercoledi 13 luglio 2022, per iniziativa del Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”,  si sono incontrate numerose rappresentanze dei movimenti ambientalisti, provenienti dalle varie località coinvolte nei piani di insediamento di strutture di rigassificazione del  Gas Naturale Liquefatto (GNL). Erano presenti i comitati territoriali di Ravenna, Piombino,  Brindisi, della Sardegna, della Sicilia, nonché esponenti di associazioni e reti ambientaliste regionali e nazionali. Si sono presi in esame i diversi aspetti del problema e si sono evidenziati gli interessi comuni dei diversi territori.

Ne è nata la decisione di costruire una rete nazionale finalizzata al contrasto delle politiche di rafforzamento ed espansione del sistema estrattivista basato sulle fonti fossili, con particolare riferimento alla filiera del Gas Naturale Liquefatto.

Il GNL non costituisce affatto, come da molte parti si vuole sostenere, uno strumento per l’indipendenza energetica o per abbassare i costi delle bollette che colpiscono la cittadinanza, e tanto meno una scelta orientata alla transizione ecologica. Il GNL proviene in gran parte da estrazioni effettuate con le tecniche di fracking, assolutamente devastanti per l’ambiente delle zone di provenienza, richiedenti enormi quantità di energia e di acqua, viene liquefatto tramite un processo di estrema refrigerazione, con ulteriore dispendio di energia, poi trasportato in viaggi di migliaia di chilometri su grandi navi gasiere, che poi dovranno ritornare, vuote, ai porti di provenienza, quindi con ulteriori consumi di enormi quantità di carburanti fossili.

Il processo di rigassificazione, dal canto suo,  comporta il riscaldamento del gas liquefatto e l’aggiunta di cospicue quantità di cloro, e conseguenti danni per l’ambiente marino e per tutte le attività che da esso traggono sostentamento.

Inoltre,  l’aspetto che maggiormente deve preoccupare è quello della sicurezza nelle zone in cui i rigassificatori verranno posizionati. I pericoli di esplosioni, di fughe di gas, di incidenti alle navi gasiere, e la conseguente necessità di prevedere vaste zone di interdizione (per altro non sempre concretamente realizzabili) attorno alle strutture, incideranno negativamente  sull’ambiente e  la vita sociale ed economica di interi territori.

Ieri sera si è svolta a Portoscuso una importante manifestazione contro un mega rigassificatore a Porto Vesme. Oggi si sta svolgendo a Piombino, dalle 9.30, una importante manifestazione per ribadire il no dei piombinesi al rigassificatore nel porto di Piombino.

La Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile è solidale, come tutte le realtà che aderiscono alla Rete Nazionale. La lotta di uno è la lotta di tutti, perché dalla vittoria di uno discenderà la vittoria per tutti.

E questa estate ci vediamo dal 30/7 all’ 8/8 nel Climate Camp di Ostuni a cui vi invitiamo a partecipare direttamente, e per chi non può di attivarsi da remoto per apportare tutti i contributi possibili ai confronti previsti ogni serata, a partire da quelli su clima-energia-ambiente, crisi e risposta politica, guerra in Ucraina e “il placet ad Erdogan di liquidare il Rojava”.

Per il Clima Fuori dal Fossile

Blitz del Ministro CingolEni a Ravenna

Una presenza provocatoria e inattesa sabato 12 Marzo, a Ravenna. Il Ministro della Finzione ecologica Cingolani è stato avvistato in Piazza del Popolo, seduto alla sua nuova scrivania. Ebbene sì, la campagna nazionale Per il clima fuori dal Fossile ha individuato per Cingolani la migliore collocazione per poter lavorare a stretto contatto con chi determina la sua agenda. Direttamente a Ravenna, dove Eni ha il suo quartier generale.
Una manifestazione quella di ieri per ribadire la critica verso questo governo e contro un ministro esclusivamente deferente verso gli interessi delle multinazionali di settore, che consente loro di determinare la politica energetica nazionale e di partecipare addirittura alle trattative in politica estera.

Presenti movimenti di Veneto, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, del Molise e di Civitavecchia.

A Ravenna, in Piazza del Popolo, più di 300 persone, in rappresentanza di varie realtà territoriali da tutta Italia, hanno manifestato per mettere in chiaro che non è la guerra in sé responsabile dell’aumento del prezzo del gas, che il rincaro delle bollette ha origini ben diverse da quelle dichiarate dalle compagnie, che il problema non si risolverà aprendo nuovi pozzi petroliferi, né sfruttando al massimo quelli esistenti o rimettendo in funzione il carbone.
Per ribadire che questa crisi, piuttosto, dipende dall’inerzia dei governi che si sono succeduti finora, che non hanno saputo o voluto programmare, né tantomeno attuare, la trasformazione del comparto energetico e produttivo in funzione delle esigenze della cittadinanza, con la conseguenza di aver creato anche un grande vuoto occupazionale. Non sono credibili i politici che solo oggi sembrano accorgersi della fragilità del nostro sistema di approvvigionamenti e cercano di correre ai ripari in modo improvvisato, minando fatalmente la reale transizione energetica. Se avessero agito tempestivamente, attuando tutte le misure indicate fin dalle prime conferenze sul clima, avrebbero investito nelle rinnovabili e non ci troveremmo oggi così fortemente dipendenti dall’estero e così preoccupati per la stabilità energetica del paese.Per questo siamo stati a Ravenna, sede di una delle maggiori multinazionali dell’oil&gas, per riaffermare che i territori non sono d’accordo con la politica governativa, che consente alle aziende, grazie ad uno stato di emergenza ormai permanente, di causare danni sui territori, cambiamenti climatici a livello globale e perpetrare le ingiustizie sociali di cui sono sempre state protagoniste in tutti gli angoli del pianeta.

Non solo ci si oppone ai 20 miliardi all’anno regalati al settore fossile ma si avanzano proposte concrete per una gestione energetica democratica, partecipata e da fonti pulite, sempre respinte, nonostante il loro largo consenso popolare e l’avallo di scienziati e giuristi.
Siamo stati ancora una volta in piazza per dire Per il Clima Fuori dal Fossile!

Presidio Ravenna contro Cingolani ed ENI

Ravenna. La Campagna “Per il Clima – Fuori dal Fossile” convoca una manifestazione – presidio in Piazza del Popolo per il 12 marzo

La Campagna “Per il Clima – Fuori dal Fossile” convoca a Ravenna per sabato 12 marzo alle ore 11 una manifestazione-presidio in Piazza del Popolo per far sentire la propria protesta. Un portavoce assersice: “Una manifestazione organizzata da chi non vuole assoggettarsi alle scelte ambientali e sociali distruttive e all’inganno delle operazioni di “riverniciatura verde”, e non intende subire passivamente i venti di guerra, che nella dipendenza energetica trovano una delle cause principali. Invitiamo tutte e tutti a partecipare e divulgare l’iniziativa, portando con sé anche i simboli della Pace”.
Durante la manifestazione verrà lanciata la petizione per la riduzione delle bollette proposta dalla Campagna “Per il Clima – Fuori dal Fossile”.
Nella nota stampa diffusa dalla Campagna “Per il Clima – Fuori dal Fossile” si legge quanto segue:

“La drammatica fase storica che sta vivendo tutta l’Europa, con il catastrofico precipitare degli eventi in Ucraina, ha fra le sue cause principali la feroce contesa per le risorse energetiche.

Contrariamente a quello che affermano gran parte del mondo economico, le principali istituzioni e buona parte dell’informazione, non sarà con il ricorso alla moltiplicazione delle trivellazioni in Adriatico, Pianura Padana e in quasi tutta Italia (con conseguente irreversibile devastazione ambientale), e tantomeno con il ritorno al carbone o con il rilancio del nucleare, che ci libereremo dalla dipendenza energetica e dalle crisi internazionali ad essa collegate.

Senza contare che neppure i già timidi obiettivi europei e mondiali di decarbonizzazione e contenimento del riscaldamento del pianeta falliranno miseramente, se la strada dell’alternativa non verrà intrapresa.

Solo un vero programma di riduzione delle fonti fossili e di progressiva fuoriuscita da esse, e lo sviluppo di un nuovo modello energetico basato sulle rinnovabili, sulle comunità energetiche, su un serio piano di risparmio e sulla tutela dell’ambiente, può dare alle future generazioni la speranza per l’ avvenire.

ENI e gli altri colossi dell’ energia sono diventati il vero governo del nostro Paese, e le Istituzioni nazionali e locali sono in gran parte asservite alle loro scelte, che porteranno al peggioramento della già drammatica crisi ambientale e a sempre maggiori pericoli per l’umanità intera.”

Petizione “Bollette ecologiche, giuste, leggere” !

PER IL CLIMA, CONTRO LE GUERRE, NON FINANZIAMO LE ENERGIE FOSSILI,

BOLLETTE ECOLOGICHE, GIUSTE, LEGGERE!

I CITTADINI PRENDONO PAROLA, APRIAMO UNA VERTENZA PER INVERTIRE LA ROTTA! NON CI STIAMO AL RICATTO SULL’ENERGIA DELLE GUERRE NAZIONALISTICHE ED IMPERIALI

FIRMA LA PETIZIONE POPOLARE

Parte da oggi una mobilitazione nazionale per far conoscere ai cittadini le truffe che si nascondono dietro gli aumenti di gas e luce ed i mezzi per riprenderci il maltolto. Il Governo Draghi ci illude, facendo credere che risolveremo il problema della dipendenza dall’estero grazie all’aumento della produzione nazionale di gas (che comunque pagheremo allo stesso prezzo) e all’investimento in nucleare nuovo, in ogni caso pericoloso, da attivarsi tra 30 anni. In realtà, se si fosse investito fortemente in rinnovabili, i problemi sarebbero stati certamente minori. Abbiamo un Ministero della FINZIONE ecologica che continua a dare soldi a fondo perduto (20 miliardi) alle multinazionali fossili e non intacca i profitti esorbitanti di cui hanno beneficiato anche durante la pandemia (4,7 miliardi la sola Eni nel 2021). Non solo, enormi partite di gas sono state acquistate ad un prezzo basso ed ora vengono fatte pagare agli attuali valori di mercato a tutti noi cittadini, enti pubblici, piccole imprese. Gli aiuti stanziati sono insufficienti, in parte prelevati da somme che dovevano essere investite in rinnovabili e per giunta solo temporaneamente. Ora viene usata la questione Guerra per giustificare e nascondere tutto ciò: le guerre hanno sempre coperto sporchi interessi, anche questa purtroppo. Le guerre spesso hanno determinato la paralisi delle lotte sociali: non vogliamo che questo accada oggi, per esempio dimenticando quali truffe e ingiustizie si nascondono dentro le nostre bollette. Iniziamo dunque questa battaglia sociale contro il fossile e le guerre con maggior vigore e determinazione.

FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE, APRIAMO UNA VERTENZA CAPACE DI INVERTIRE LA ROTTA! 

GLI AUMENTI DELLE BOLLETTE SI POSSONO AZZERARE ADOTTANDO:

  • l’eliminazione degli incentivi statali alle fonti fossili (19/20 miliardi), alle reti luce+gas, al capacity market 
  • il recupero delle multe-sanzioni comminate ai gestori luce+gas
  • i contributi extraprofitti dovuti da aziende energetiche e da aste CO2
  • la cancellazione del superbonus 110% per “le caldaie a gas e le ville” 

Allo stesso tempo urge una revisione strutturale delle componenti delle bollette per ridurne il costo del 50%: 

  • costo materia prima; commercializzazione; vendita (incidono il 44,45% per elettricità e il 60,5 per il gas). Con l’uso delle rinnovabili il costo della materia prima si ridurrebbe ben oltre il 70%. L’adeguamento del prezzo del gas vendita più alto E’ UNA TRUFFA, va abolito!
  • gestione trasporto “linee e tubi” + contatore (incidono il 28% per la luce – il 15,4% per il gas): spese dovute solo per le manutenzioni; per il contatore nessun costo, la lettura è elettronica, il noleggio già pagato al contratto.
  • oneri di sistema (incidono il 18,55% per la luce – il 4% per il gas): sono gabelle improprie e illegali, vanno abolite definitivamente, non per qualche mese!
  • imposte + IVA (incidono il 10% sulla luce – il 20% sul gas). Ridurre l’Iva al 4% per entrambe le utenze, toglierla sulle tasse in bolletta.

SOTTOSCRIVIAMO E SOSTENIAMO LA PETIZIONE POPOLARE in qualità di cittadini coscienti e responsabili del contributo da apportare al risanamento dell’ecosistema Terra, minacciato da un modello di produzioni-consumi centrato sul profitto ed onnivoro, che rischia di negare il futuro alle nuove generazioni; ALLO STESSO TEMPO PROMUOVIAMO un sistema energetico decentrato e partecipato attraverso l’utilizzo diffuso delle fonti rinnovabili e delle comunità energetiche, capace di generare benessere sociale, con una “bolletta giusta e leggera” come dovrebbe essere per tutti i beni essenziali.

25/02/2022

Campagna “Per il Clima, fuori dal fossile!”