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SULMONA, QUESTIONE SNAM: INTERVENGA LA MAGISTRATURA

L’opera è inutile e sarà pagata in bolletta dai consumatori italiani . Lo dice anche l’ENI.

I Comitati cittadini per l’ambiente e il Coordinamento No Hub del gas hanno chiesto alle Procure della Repubblica di Roma e di Sulmona di aprire una indagine sulla lunga e controversa vicenda Snam al fine di fare piena luce sui tanti aspetti poco chiari che caratterizzano l’iter autorizzativo della centrale  e del metanodotto.  Il dettagliato esposto degli ambientalisti, corredato da numerosi allegati,  parte dall’assunto che le motivazioni che hanno portato ad autorizzare l’opera siano prive del presupposto fondamentale, ovvero la sua necessità. Di conseguenza tutti gli atti adottati in merito ne risultano inficiati.

L’esposto è basato sui dati contenutinei piani decennali e nei bilanci della Snam. La multinazionale, al fine di ottenere le autorizzazioni da parte dello Stato, ha sempre sostenuto che l’opera è necessaria perché la rete di trasposto del gas italiana “potrebbe in futuro risultare congestionata”.Questa tesi poteva avere una sua validità quando è stato presentato il progetto (2004) masuccessivamente è stata clamorosamente smentita dalla realtà. Infattitutte le previsioni della Snam sulla crescita dei consumi di gas si sono rivelate sbagliate. Il picco massimo dei consumi di metano si è avuto nel 2005 con 86,265 miliardi di metri cubi; nel 2019 sono stati pari a 74,34 miliardi di mc e – secondo le previsioni della stessa Snam – nel 2030 saranno di 62,4 miliardi di mc. Questo significa che nel nostro Paese i consumi di gas non raggiungeranno mai più il livello del 2005 e quindi che la rete nazionale non potrà risultare “congestionata” ma, al contrario, risulta già oggi sovradimensionata.  Pertanto costruire nuovi inutili impianti rappresenta uno sperpero di denaro( la Rete Adriatica, centrale compresa, costa 2 miliardi e 500 milioni di euro)  che verrà scaricato sulle bollette dei cittadini italiani. Lo dice chiaramente l’ENI, di cui la Snam è una filiazione :“Trattandosi di investimenti che non sono necessari a garantire il soddisfacimento della domanda nazionale (…) si farebbero gravare interamente sui consumatori italiani i costi sostenuti (…) che verrebbero recuperati in tariffa in 40/50 anni”.Né è pensabile poter esportare  metano verso altri Paesi europei perché la riduzione dei consumi di fonti fossili, gas compreso, coinvolge tutta l’Europa, impegnata a raggiungere la neutralità climatica al 2050, nel rispetto dell’Accordo di Parigi.

A fronte di questo scenario inequivocabile la Snam avrebbe dovuto rinunciare spontaneamente al suo progetto insostenibile sul piano energetico, economico, climatico e ambientale.  Ma non lo ha fatto perché conta di poter usufruire di contributi europei e italiani che una perversa legislazione gli consente di avere anche se non venderà neppure un metro cubo di metano in più. Dal canto suo lo Stato italiano avrebbe dovuto azzerare il progetto e ritirare le autorizzazioni già concesse, ma non lo ha fatto. Pertanto si chiede al Magistrato di accertare se la Snam abbia fuorviato ed indotto in errore  gli organi decisionali; se la Snam con il suo comportamento abbia posto in essere  una situazione tale da arrecare un danno economico ai cittadini italianiattraverso un immotivato aumento della bolletta energetica; se la Snam con il suo comportamento abbia posto in essere una situazione da cui potrebbe ottenere un indebito vantaggio economico anche attraverso finanziamenti e incentivi previsti dalla normativa europea e italiana; se gli organi dello Stato italiano abbiano agito con la necessaria diligenza nel valutare le motivazioni addotte dalla Snam per giustificare l’opera e se siano state commesse violazioni di legge nel concedere le relative autorizzazioni; se l’Autorità per l’Energia (Arera) abbia deliberato l’immissione in tariffa dei costi di opere che dovessero risultare prive della necessaria giustificazione, e se ciò si configuri come adozione di atti illegittimi;  se lo Stato italiano, autorizzando tali infrastrutture fossili inutili e dannose, abbia posto e ponga in essere atti che violano gli obblighi internazionali in materia di cambiamento climatico.

Sulmona 2 settembre 2021                                                                         

Comitati cittadini per l’ambiente

 Coordinamento No Hub del Gas

Info :sulmonambiente@gmail.com   Mario 3478859019  – Pietro 3282210938

06/07: Sulmona: trovato sito italico

#archeologia e #energia SULMONA, EMERGE SITO ITALICO, SOPRINTENDENZA ‘RIVEDERE PROGETTO “#SNAME’ edificio sepolto vicino Sulmona. valutare delocalizzazione

SULMONA (ANSA) – SULMONA, 06 LUG –

Un grande edificio antico, di epoca italica e romana, completamente sepolto, è stato individuato grazie a indagini radar e alcuni sopralluoghi preliminari, nel sito di Case Pente a Sulmona (L’Aquila), area interessata dal contestato progetto per la costruzione di una centrale a compressione della Snam. La Soprintendenza archeologica competente parla quindi di elementi che “potrebbero già indicare la possibilità di prevedere una delocalizzazione dell’intervento in progetto in quest’area”. Nel rapporto sulla verifica dell’interesse archeologico dell’area, trasmesso dalla Snam a febbraio 2019 all’allora Soprintendenza archeologica dell’Abruzzo e visionato dall’ANSA, l’indagine effettuata da una società specializzata ha rivelato con i sopralluoghi la presenza di materiale archeologico “su tutta l’area oggetto della ricognizione: frammenti di tegoloni, di mattoni, pietre con evidenti tracce di lavorazione, cubilia, frammenti ceramici”. Il radar ha poi evidenziato “strutture antropiche sepolte”, di cui una più rilevante e altre probabili. Gli archeologi aggiungono quindi che “la presenza massiccia di reperti e le pregresse segnalazioni, seppur generiche, non lasciano dubbi sull’esistenza in loco di un insediamento diffuso e articolato nello spazio e nel tempo, a maglie larghe, di epoca italica e romana, compreso tra due importanti assi viari che dalla conca peligna si dirigevano e si dirigono verso Est”. La conclusione a cui giungono è che “la ricognizione archeologica ha portato all’individuazione di materiale archeologico antico sull’intera area”. La Soprintendenza archeologica, con una nota del 18 marzo 2019 a firma del Direttore Rosaria Mencarelli, ha risposto alla società che i risultati “confermano e precisano i dati già in possesso di quest’Ufficio, circa la presenza nel sottosuolo di preesistenze di carattere archeologico e di reperti archeologici in superficie” e che “l’estesa articolazione delle strutture murarie, propria di un grande edificio, e l’evidente presenza di stratificazioni potrebbero già indicare la possibilità di prevedere una delocalizzazione dell’intervento in progetto in quest’area”. (ANSA).Emerge sito italico,Archeoclub Abruzzo, impensabile centrale SULMONA (ANSA) – SULMONA, 06 LUG – “La scoperta di un grande edificio sepolto è estremamente importante e ritengo impensabile realizzare lì un impianto industriale svilendo le testimonianze archeologiche che sono a fondamento della storia e dell’identità dell’antico popolo dei Peligni”. Lo dice all’ANSA l’archeologo e coordinatore dell’Archeoclub Abruzzo Alessandro Bencivenga, a proposito dell’edificio sepolto scoperto a Sulmona, aggiungendo che “l’intera area dove la Snam vuole realizzare i suoi impianti si conferma di grande interesse archeologico”. “Già De Nino, nel 1887 – spiega l’esperto – lì vicino aveva segnalato reperti. Sono note sepolture a fossa di epoca italica e romana, il sarcofago di epoca romana di Numisina e l’esistenza della chiesa rupestre altomedievale di Sant’Angelo in Vetulis. A Case Pente furono scoperte sepolture del III-IV secolo e l’iscrizione, ora conservata al Museo Archeologico di Sulmona, detta ‘dei callitani’ che attesta la percorrenza tratturale del sito fin dal I secolo a.C. Gli stessi consulenti di Snam citano un testo dell’archeologo Frank Van Wonterghem, che aveva rintracciato muri antichi, ammettendo due interferenze dirette con il progetto della centrale per il sito già investigato con il georadar e per una seconda area che si trova dietro il cimitero di Sulmona, non ancora indagata”, conclude Bencivenga. (ANSA).

28/06: ricorso al tar per sulmona

#CLIMA RICORSO AL TAR CONTRO IL DECRETO #CINGOLANI SU A.I.A. CENTRALE #SNAM DI SULMONA #BASTAFOSSILI, CLAMOROSO STUDIO INGV SU RISCHIO SISMICOCOMUNICATO STAMPA DI LUNEDÌ 28 GIUGNO 2021

Depositato ricorso al TAR Lazio contro l’A.I.A. della Centrale Snam di Sulmona. Clamoroso documento INGV del 2020 sui rischi sismici nel sito in caso di terremoto “accelerazioni triple rispetto a quelle calcolabili in base alle norme vigenti e circa doppie rispetto a quelle determinate da SNAM

“Basta opere “fossili”, è sempre più allarme internazionale per i cambiamenti climatici! L’associazione nazionale Forum Ambientalista, in stretta collaborazione con il Coordinamento No Hub del Gas e i Comitati Cittadini per l’Ambiente di Sulmona, lo scorso 7 giugno ha depositato, tramite l’Avvocato Herbert Simone al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, un ricorso per chiedere l’annullamento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata dal Ministro della Transizione Ecologica Cingolani l’8 aprile scorso per la Centrale di Compressione che la SNAM vuole realizzare a Sulmona.

Nella documentazione del procedimento sono emersi molteplici aspetti illogici, contraddittori e addirittura omissivi. Sul rischio sismico, una delle criticità dell’opera da sempre evidenziato dagli attivisti e dai loro tecnici, un clamoroso documento dell’INGV del 20 ottobre 2020, smentisce su tutta la linea sia la documentazione della SNAM, rivelandone la sostanziale inaffidabilità se non peggio, sia il parere istruttorio della Commissione AIA del Ministero della Transizione Ecologica del 7 ottobre 2020. A svelarne una parte dei contenuti è il Ministero dello Sviluppo Economico solo il 3 dicembre 2020 durante la conferenza dei servizi sull’AIA. Nella nota, riassuntiva (e “non esaustiva”!), del Ministero, si legge testualmente dell’esistenza di gravissime criticità. Infatti “i valori di accelerazione individuati da INGV alla fine dello studio sono molto più elevati rispetto a quelli calcolabili in base alle norme di progettazione anti-sismica ora vigenti (NTC 2008)”.

Inoltre, scrive il Ministero, “INGV ha rilevato due criticità legate proprio all’approccio basato sulla normativa esistente, di cui una legata al fatto che tali metodologie non tengono conto delle distanze del sito dalle faglie note (proprio una delle questioni da sempre sollevate, inascoltati, dai cittadini, dai comuni e dalle associazioni che si sono interessate della centrale, ndr) e l’altra relativa agli algoritmi predittivi che sono utilizzati correntemente ai fini della verifica della progettazione”. Infine “l’accelerazione al suolo individuata nelle simulazioni raggiunge valori massimi fino a 3,5 g con valori medi intorno a 3 g …omissis… quindi più del triplo rispetto a quelle calcolabili in base alle norme vigenti e circa doppie rispetto a quelle determinate da SNAM”.

Questo significa che tutto quanto affermato dalla Valutazione di Impatto Ambientale del 2011 e dai più recenti documenti di Snam depositati per l’AIA nel febbraio 2019 e incredibilmente presi per buoni nel parere dei “tecnici” del Ministero della Transizione Ecologica – reso 13 giorni prima della relazione INGV, ignari della Relazione dell’INGV, vale zero. Questo il livello delle istruttorie tecniche delle commissioni VIA e AIA del Ministero che hanno esaminato il progetto. Oltre alla questione dello scuotimento in caso di sisma l’INGV mette in guardia su un altro aspetto fondamentale, quello della potenziale presenza di faglie attive e capaci, cioè faglie che possono fratturare il suolo (e quello che vi è costruito sopra) fin sulla superficie come accaduto nel terremoto delle Marche. Su questo, nonostante il richiamo del principale istituto di ricerca statale in materia (“Relativamente alla eventuale presenza di faglie attive e capaci (FAC) in corrispondenza dell’area del sito di interesse, cioè di faglie potenzialmente responsabili di dislocazioni fragili permanenti della superficie topografica, queste non sono note dalla letteratura disponibile ma non possono comunque essere escluse sulla base delle conoscenze geologiche disponibili per l’area, vista anche la presenza di elementi tettonici in prossimità del sito di cui non è noto il comportamento cinematico quaternario e recente.”), cala il silenzio nella documentazione delle autorizzazioni.

Nel ricorso si stigmatizza il fatto che davanti a uno studio del genere, che ha evidenziato quanto il rischio sismico sia stato sottostimato rispetto alla documentazione depositata da SNAM (resa praticamente inutile in quanto fuorviante rispetto ai reali rischi), il responsabile del procedimento avrebbe dovuto richiedere il riavvio del procedimento fin dalla fase di deposito della documentazione. Inoltre, nel ricorso ci si chiede come abbia fatto la Conferenza dei Servizi del 3 dicembre ad aver deliberato senza leggere integralmente tale relazione così rilevante. Questo studio, tra l’altro, è stato sottratto alla trasparenza per le osservazioni da parte dei cittadini, nonostante la sua eccezionale rilevanza. Questo è il secondo punto del ricorso.

Altra questione sollevata, quella della mancata controdeduzione alle puntuali e documentate osservazioni pervenute dai cittadini, in pieno contrasto con quanto reso obbligatorio dalla Convenzione di Aarhus sulla partecipazione dei cittadini ai procedimenti che riguardano l’ambiente. Ulteriori motivi del ricorso riguardano le emissioni di gas clima – alteranti, superiori a quanto dichiarato ufficialmente, e la mancata presa in considerazione del cosiddetto particolato secondario. Per quanto riguarda la stima delle emissioni fuggitive di metano, trattandosi di un impianto con emissioni in atmosfera. I “tecnici” del Ministero si sono accontentati di quelle delle valutazioni dell’azienda, auto-prodotte e non validate da riviste scientifiche. Ebbene, se si fossero peritati di consultare Nature, Science, PNAS ecc, i “tecnici” del Ministero della Transizione Ecologica avrebbero trovato decine di pubblicazioni ai massimi livelli che provano come le stime dei petrolieri siano sempre al ribasso e di molto. In questi giorni, peraltro, la Reuters con la sua esclusiva ha dimostrato il livello delle perdite negli impianti Snam italiani. Lo stesso approccio piuttosto benevolo è stato usato per la valutazione del rischio incidentale, con i “tecnici” ministeriali appiattiti sulle dichiarazioni tranquillizzanti di Snam che si è però dimenticata di citare, tra gli incidenti di impianti simili a quello di Sulmona, quello mortale avvenuto a Baumgarten in Austria.

Con il ricorso viene eccepita non solo la illogicità del rilascio dell’AIA senza attendere le risultanze del monitoraggio ante operam della qualità dell’aria, ma anche la stessa modalità della valutazione delle emissioni, considerata l’assenza di centraline meteo nella conca di Sulmona, e senza tener conto delle specifiche condizioni morfologiche e microclimatiche della Valle Peligna.

Contestata anche la mancanza di qualsivoglia valutazione degli effetti delle emissioni sulla fauna protetta presente nell’area della centrale, in primo luogo l’Orso bruno marsicano, la cui frequentazione del sito è attestata dalle relazioni scientifiche dei parchi nazionali della Maiella (peraltro mai coinvolto nel procedimento), del PNALM e della riserva regionale di Monte Genzana, relazioni che evidentemente il Ministero vuole continuare a ignorare.

Altri motivi di ricorso sono quelli legati al Piano della Qualità dell’Aria della Regione Abruzzo, che non prevedeva impianti di questo tipo al di fuori di aree industriali infrastrutturate, e il fatto di non aver riaperto la procedura di VIA, chiusa nel lontano 2011, nonostante le clamorose novità emerse in questi anni, a partire dallo studio INGV e dalle ricerche svolte dai parchi nazionali sull’orso bruno e su altri animali protetti presenti nell’area. L’Art.28 del testo Unico dell’Ambiente obbliga il ministero a riaprire la VIA in caso di novità sostanziali: quanto scoperto dall’INGV, non da un passante, sull’incredibile sottovalutazione del rischio sismico dell’area è un aspetto sostanziale che va tenuto nelle debite considerazioni ai fini del procedimento!

L’ultimo motivo, forse è il più simbolico, riguarda la violazione del Trattato di Parigi sul Clima del 2015, legge dello Stato che questa e altre autorizzazioni rilasciate da Cingolani violano palesemente, considerato che una centrale di questo genere avrebbe una vita utile di decenni in totale contrasto con l’Agenzia Internazionale dell’Energia e con tutti i ricercatori impegnati sul fronte della crisi climatica che chiedono di fermare qualsiasi nuovo investimento (in realtà si tratta di denari e relativi profitti che ricadono sulle bollette degli italiani) in fonti fossili, compreso il metano che è un pericoloso gas clima-alterante quando emesso tal quale lungo la filiera (pozzi, gasdotti, stoccaggi e distribuzione).La lotta contro la centrale fossile di Sulmona e il gasdotto Sulmona-Foligno prosegue quindi, nel quadro sempre più drammatico della questione dei cambiamenti climatici che imporrebbero scelte completamente diverse.

Infine gli ambientalisti lanciano un appello a tutti i cittadini preoccupati per le sorti di Sulmona e della valle Peligna, dell’Abruzzo e del clima per raccogliere fondi per sostenere le spese legali contribuendo secondo le loro possibilità. Il versamento va effettuato tramite bonifico al seguente Codice IBAN: IT71X3608105138247632947644 – intestato a Mario Pizzola – con la seguente causale : ricorso al Tar Lazio avverso AIA centrale Snam Sulmona.

La raccolta di questi fondi sarà effettuata nella massima trasparenza e rendicontazione. Mario Pizzola e Pietro Di Paolo hanno sottoscritto l’impegno economico per il ricorso. Ricordiamo che i Comitati si sono sempre autofinanziati per poter svolgere le loro attività, nella convinzione che questo sia il presupposto per mantenere una completa autonomia rispetto alla politica ed oggi sono ancor più convinti di questa scelta, considerato il voltafaccia della Regione e del Comune di Sulmona.

Alleghiamo lo studio INGV e un estratto della sintesi (“non esaustiva”) prodotta dal MISE per la conferenza dei servizi del 3 dicembre 2020. Su richiesta siamo disponibili a fornire tutti i documenti citati.

ASS. FORUM AMBIENTALISTA, COORDINAMENTO NO HUB DEL GAS, COMITATI CITTADINI PER L’AMBIENTE DI SULMONA#CLIMA RICORSO AL TAR CONTRO IL DECRETO #CINGOLANI SU A.I.A. CENTRALE #SNAM DI SULMONA #BASTAFOSSILI,

24/06: Reuter: perdite di metano a pineto

#CLIMA SCOOP DELLA REUTERS SULLE PERDITE DI METANO, PERICOLOSO GAS SERRA, DAI SITI #SNAM E #ENI IN ITALIA. PINETO ALL’ATTENZIONE MONDIALE.

Comunicato stampa del 24 giugno 2021Scoop esclusivo della Reuters sulle perdite di metano, pericoloso gas serra, negli impianti SNAM.

Al centro dell’attenzione mondiale anche la centrale ENI di Pineto (TE) in Abruzzo. Coord. No Hub del Gas “Denunciamo da anni la questione delle perdite dalla filiera petrolifera, le ricerche scientifiche parlavano chiaro. Contenti di aver accompagnato i tecnici sul campo in Abruzzo per svelare la realtà ignorata dalla politica”. Follia assecondare i desideri di profitto di Eni e Snam, il metano è solo finzione ecologica. Stop alla centrale di Sulmona e al gasdotto Sulmona-Foligno.

L’agenzia Reuters ha lanciato oggi in esclusiva un’inchiesta sulle perdite di metano dagli impianti di idrocarburi di molti paesi europei tra cui l’Italia con vari impianti SNAM e ENI che presentano perdite vistose di questo pericoloso gas serra.Il metano è, infatti, un gas clima-alterante con effetti ancora più devastanti della CO2 sul clima se emesso tal quale attraverso le perdite della filiera (pozzi, gasdotti, stoccaggi e rete di distribuzione).

Come coordinamento No Hub del Gas da anni denunciamo questo fatto, noto a chi fa ricerca e legge normalmente le riviste scientifiche di levatura internazionale ma ignorato dai politici e dagli amministratori. Per questo con piacere abbiamo accompagnato sul campo i tecnici dell’ONG statunitense Clean Air Task Force che finalmente hanno rivelato grazie a una speciale termocamera quello che sospettavamo da tempo e che Snam come un disco rotto continuava a sottovalutare o negare sostenendo la tesi infondata del metano sostenibile. D’altro lato da 5-6 anni a questa parte escono ricerche scientifiche sempre più dettagliate che dimostrano come il metano non sia quel “gas” verde che il ministro Cingolani vuole continuare a spacciare nella sua finzione ecologica. Siamo arrivati al punto che lo stesso inviato del Governo USA sul clima Kerry ha ripreso clamorosamente il ministro dalla pagine del Corriere della Sera sul fatto che il metano è comunque una fonte fossile di energia che quando viene bruciato emette comunque CO2 e che le perdite dirette di metano in atmosfera dagli impianti, dal 3 al 10% nei vari paesi, sono tali da annullare qualsiasi beneficio rispetto all’uso di carbone e petrolio.

Il tema è così sentito a livello internazionale che appunto la Reuters ha deciso di dare massimo risalto alla questione.

Ora Snam deve ammettere imbarazzata che queste perdite esistono ricorrendo poi a scuse delle più varie per giustificarle. Tra l’altro il tecnico di Clean Air Task Force ha dichiarato all’agenzia di aver chiamato immediatamente il numero di emergenza di ENI per segnalare il buco nel serbatoio di Pineto ma di aver trovato la linea non operativa. Fatto gravissimo se accertato, considerato tra l’altro l’incidente sul gasdotto che avvenne proprio a Pineto qualche anno fa. Ormai è evidente a tutti che il metano è tutto tranne che una soluzione, anche temporanea, per affrontare la sempre più drammatica crisi climatica planetaria. Pensare di costruire ora nuove centrali come quella di Sulmona oppure nuovi gasdotti come il Sulmona-Foligno che dovrebbero arrivare a funzionare fino al 2070 (essendo la loro vita utile di circa 50 anni) è letteralmente surreale. Non a caso l’Agenzia Internazionale dell’Energia qualche settimana fa ha messo nero su bianco la richiesta di azzerare da subito ogni nuovo investimento sul metano. Evidenzia un deficit culturale grave delle classi dirigenti del paese che vogliono solo assecondare i desideri di profitto sul breve termine di Snam e Eni, sfruttando tra l’altro le bollette degli italiani, invece di strutturare una politica energetica e industriale che possa reggere nei prossimi decenni alla sfida della crisi climatica.

In allegato l’apertura del sito Reuters ora e l’immagine del serbatoio di Pineto tratta dal sito.

Qui l’inchiesta:https://www.reuters.com/…/exclusive-gas-infrastructure…/

COORDINAMENTO NO HUB DEL GAS

20/05: Figuraccia cingolani con kerry

Incredibile figuraccia di Cingolani davanti A John Kerry, inviato di Biden sul clima, e all’Agenzia Internazionale dell’Energia.

🤦‍♀️🤨 La grande passione del nostro Governo per il metano lascia di sasso gli Stati Uniti, a conferma che ciò che stiamo ribadendo lungo tutta la penisola, su ogni territorio, in ogni modo e in qualunque occasione non è una nostra visione ma è il risultato degli studi a livello internazionale che servono a portarci fuori dalla crisi climatica.

⏳⌛Ministero della Transizione Ecologica Per quanto ancora vogliamo essere il fanalino di coda nella #transizioneenergetica??

Di seguito il comunicato integrale del coordinamento No Hub del Gas:________

GASDOTTI, INVIATO USA E AGENZIA INTERNAZIONALE ENERGIA DEMOLISCONO STRATEGIA ITALIANA SUL CLIMA FONDATA SUL GAS Comunicato del 20 maggio 2021 Gasdotti, inviato di Biden sul clima e Agenzia Internazionale dell’Energia demoliscono la transizione a base di gas del Ministro Cingolani.

Coordinamento No Hub del Gas “da USA e IEA stesse motivazioni che ripetiamo da anni: perdite di metano e emissioni di CO2 insostenibili ” Ora abbandonare il progetto della centrale di Sulmona e al gasdotto Sulmona-Foligno, progetti del passato .Governo USA e Agenzia Internazionale dell’Energia smentiscono su tutta la linea il Governo italiano sulla transizione ecologica “a metano”: è, infatti, in atto una rivoluzione copernicana sul tema dell’energia che impone scelte consequenziali sui progetti che riguardano il metano in Abruzzo, come il gasdotto Sulmona-Foligno e la centrale SNAM di Sulmona Kerry , l’inviato del Presidente degli USA Biden sul clima ha dichiarato al Corriere della Sera* “Il Ministro Cingolani mi ha mostrato le mappe dei gasdotti, esistenti e in discussione. Ma attenzione: il gas naturale è comunque un combustibile fossile composto all’87% circa di metano, quando lo bruci crei CO2, e quando lo sposti possono esserci perdite molto pericolose. Dobbiamo affrontare un discorso assai più ampio sulla rapidità con cui passare a un’economia basata sull’energia pulita che alla fine non dipenda nemmeno dal gas naturale “.Immaginiamo la scena, con il ministro italiano che con fierezza propone opere “fossili” che dovrebbero durare fino al 2070 (la vita utile di un gasdotto è di 50 anni) davanti ad un allibito Biden, quando l’emergenza climatica è ormai in atto e necessita di scelte adeguate alle ultime evidenze scientifiche. Una smentita di tale portata fatta uscire sulle colonne del principale quotidiano nazionale è uno schiaffo durissimo per quello che non a caso abbiamo soprannominato “ministro della finzione ecologica”. L’Agenzia Internazionale dell’Energia negli stessi giorni ha diffuso un rapporto in cui si chiede di mettere fine immediatamente ad ogni nuovo investimento su carbone, petrolio e metano.

Una vera e propria rivoluzione copernicana è in atto e noi rischiamo – per inseguire gli interessi di Snam e Eni – di mettere l’Italia su un binario morto dal punto di vista industriale e ambientale.

Il Coordinamento No Hub del Gas da anni che ripete le stesse cose. Ora che lo affermano la massima autorità statunitense in materia di energia e clima e l’Agenzia internazionale dell’Energia, cosa ha da replicare Cingolani nel merito delle problematiche che appena un mese fa, ha rilasciato l’autorizzazione per l’esercizio della centrale Snam di Sulmona, che ha autorizzato nuove trivelle in mare e a terra e che ha dato al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) del governo una impostazione “a tutto gas” (a parte provare incredibili e goffe smentite di quanto dichiarato con virgolettato dall’inviato USA)? Cosa ha da dire il presidente Marsilio che ha detto “si” all’esercizio della centrale, rinnegando tutti gli atti di contrarietà prodotti in 13 anni dalla Regione Abruzzo? Cosa hanno da dire i politici del nostro territorio che incredibilmente continuano a tacere di fronte a questo ennesimo sopruso?

In realtà bastava leggere i lavori scientifici usciti dal 2014-2015 in poi sull’impatto del metano nella crisi climatica sulle migliori riviste mondiali come Science, Nature e PNAS, ripresi poi da giornali come il New York Times e il Guardian, per capire che in breve tempo anche il metano sarebbe salito sul banco degli imputati richiedendo misure regolatorie draconiane. Solo il provincialismo della nostra classe politica e la sudditanza nei confronti di Eni e Snam potevano cercare di oscurare queste evidenze.

Ora non resta che abbandonare i progetti fossili e puntare su rinnovabili, risparmio ed efficienza.

*https://www.corriere.it/…/john-kerry-sul-clima-la-cina…

COORDINAMENTO NO HUB DEL GAS

16/04: NGO USA monitorano le perdite di gas

#clima NGO STATUNITENSE IN #ABRUZZO PER MONITORARE LE PERDITE DI #METANO, PERICOLOSO GAS CLIMA-ALTERANTE

Comunicato stampa del 16 aprile 2021

*Metano, NGO statunitense in Abruzzo per monitorare le perdite del pericoloso gas serra in alcuni impianti, dallo stoccaggio Treste ai gasdotti e impianti Snam* . *Una speciale tele-termocamera svela la fake del metano verde, nell’ambito di un progetto a scala europea* .Le perdite più o meno occulte di metano dagli impianti rischiano di vanificare gli sforzi per combattere i cambiamenti climatici in quanto questo gas, immesso direttamente in atmosfera, è 84 volte più potente della CO2 su una scala temporale di venti anni per quanto riguarda l’impatto sul clima. In Abruzzo ci sono decine di impianti che potrebbero essere una fonte rilevante di emissioni in atmosfera.

Numerose ricerche pubblicate sulle migliori riviste scientifiche internazionali stanno dimostrando che le perdite sono numerose e corpose, tra il 2,5 e il 10% a seconda del paese, molto più di quelle dichiarate dalle aziende: praticamente il metano deve essere considerato allo stesso livello di carbone e petrolio per la pericolosità dell’impatto sul clima.

Insomma, il metano “verde” è una fake dei petrolieri, smentita appunto dagli scienziati. Non a caso l’IPCC nell’ultimo rapporto ha chiesto un taglio radicale di queste emissioni. I ministeri italiani, da quello della Transizione Ecologica a quello dello Sviluppo Economico e le aziende coinvolte, nonostante le tante richieste arrivate in questi anni, sono silenti sul tema. Si continuano ad approvare pozzi, gasdotti e centrali, come l’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata nei giorni scorsi per la centrale Snam di Sulmona, senza neanche un dato sulle emissioni dirette di metano in atmosfera da questi impianti, alla faccia della scienza e del clima.L’altro-

Ieri gli attivisti del Coord. No Hub del Gas hanno accompagnato sul campo presso alcuni infrastrutture, in particolare lo stoccaggio Stogit del Fiume Treste, uno degli impianti di stoccaggio di metano più grandi d’Europa, e alcuni gasdotti SNAM, due ricercatori di Clean Air Task Force e Gastivists, NGO internazionali impegnati nella ricerca delle perdite, ovviamente dall’esterno dei siti. Per questo utilizza una speciale tele-termocamera.

Le immagini raccolte saranno analizzate e divulgate nelle prossime settimane. È però veramente sconfortante che debbano essere le organizzazioni no-profit a garantire il monitoraggio, seppur parziale e riduttivo (in quanto svolto dall’esterno e a distanza) di questo gravissimo problema. Considerata l’esperienza che abbiamo fatto l’altro-ieri, chissà cosa si vedrebbe potendo entrare negli impianti!

Si allegano alcune immagini video e fotografiche dell’attività svolta ieri.

*COORDINAMENTO NO HUB DEL GAS*

09/04: presidio a mocaiana di gubbio

Venerdi 9 aprile scorso c’è stato un presidio a Mocaiana di Gubbio fatto in occasione dell’inizio del processo che vede a Lecce imputate le società SNAM e TAP.

La località di Mocaiana di Gubbio è stata scelta in quanto destinata ad accogliere un PIDI ( Punto di interconnesione derivazione importante) tra la progettata rete Adriatica della SNAM e la derivazione Gubbio Gualdo Tadino del gasdotto San Sepolcro Rimini.

Presenti Associazione Perugia Solidale, Centri Sociali delle Marche e dell’Umbria, trivelle zero Marche, coordinamento no SNAM, associazioni contadine Marchigiane, No CSS di Gubbio, comitato foresta e comitato per l’acqua pubblica di Perugia.

Oltre ad esprimere doverosa solidarietà a chi è stata/o condannata/o per la sua opposizione alla realizzazione della Tav e del TAP si e’ parlato anche delle problematiche presentate dal progetto “Rete Adriatica “ della SNAM , collegato al TAP, dell’uso dei Combustibili Solidi Speciali ( residui dei fanghi di fogna e altre immondizie ) che si vogliono utilizzare per alimentare i forni dei cementifici di Gubbio, delle risorse acquifere.

Tutti i partecipanti si sono detti interessati ai vari progetti di comunità energetiche che mettono a rete la produzione di piccole centrali di produzione di energia elettrica. Nel corso della discussione sono state proposte varie iniziative, è stato fatto presente inoltre che il Coordinamento No Snam costruisce i suoi rapporti con i vari territori interessati al progetto tramite reti regionali e che vanno oltre la regione Umbria.

Nello stesso tempo cura i rapporti con le realtà specialmente locali impegnate in altri aspetti delle questioni cosiddette ambientali. Si è discusso anche dell’opportunità o meno dell’uso del metano come strumento di transizione ecologica: i dibattiti stimolano il confronto, il quale ci consente di prendere posizione e approfondire e ribadire la pericolosità anche del metano.

Notevole preoccupazione è stata espressa da tutte/i le/i partecipanti per i rischi sismici e per la compromissione dei delicati equlibri idrogeologici dell’Appennino derivanti dalla realizzazione del progetto “Rete adriatica SNAm” . Si è definita tale opera solo utile all’ ottenimento da parte della SNAM di Fondi pubblici tramite il “fattore Di Garanzia “ che copre l’80% dei mancati guadagni.

É stato sollevato il problema del coinvolgimento delle popolazioni locali che nulla sapevano e continuano a non sapere.

Coordinamento No SNAM

29/01: Autorizzazione gasdotto sulmona

BENE IL RINVIO: ORA L’OBIETTIVO E’ CANCELLARE L’INTERO PROGETTO

Esprimiamo soddisfazione per il rinvio della riunione del 28 gennaio per l’autorizzazione del metanodotto Sulmona-Foligno, ma non vorremmo che il rinvio fosse dovuto solo alla crisi di governo in atto e ritrovarci tra pochi giorni allo stesso punto

Si tratta in ogni caso di un primo importante risultato.Ora la politica e le Istituzioni debbono porsi l’obiettivo della totale cancellazione di un’opera non solo inutile, ma dannosa per la stessa economia del nostro Paese, come hanno attestato anche l’ENI e l’Anigas.

Il progetto del metanodotto Sulmona-Foligno non potrà essere riportato all’esame degli Enti coinvolti nel procedimento autorizzativo se prima non verrà effettuato lo specifico studio da parte dell’INGV sulla sismicità del tracciato, come da impegno assunto espressamente dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Va rimessa in discussione l’intera Linea Adriatica, non solo il metanodotto, ma anche la centrale di compressione, infrastruttura connessa al metanodotto come riconosciuto dalla stessa Snam nella documentazione acclusa per la convocazione ora rinviata.

Va ricordato che all’autorizzazione della centrale si è arrivati attraverso una serie di inaudite forzature come l’arbitraria suddivisione dell’iter in due distinte procedure (una per la centrale e una per il metanodotto) richiesta dalla Snam con una motivazione, del tutto inconsistente, legata alla necessità di costruire anticipatamente la centrale per lo stoccaggio di Fiume Treste (Cupello). Lo stoccaggio di Fiume Treste ha svolto bene la sua funzione quando il consumo di gas in Italia era molto più elevato di quello odierno e non c’è bisogno di nessuna altra centrale, visto che non si tornerà più, secondo le previsioni della stessa Snam, al picco di consumi del 2005 (86 mld. di mc.).Le forze politiche e le Istituzioni devono richiedere con molta determinazione che l’intera opera (metanodotto e centrale) venga sottoposta ad una nuova valutazione di impatto ambientale alla luce dei tanti elementi nuovi emersi rispetto a dieci anni fa: l’impegno dell’Italia e dell’Europa per l’abbandono delle fonti energetiche fossili in applicazione degli accordi di Parigi; l’accertata frequentazione, sia come corridoio faunistico che come sito di alimentazione, dell’area della centrale da parte dell’orso bruno marsicano; la estrema fragilità dell’ Appennino confermata dal tragico ripetersi di terremoti devastanti;

E’ imprescindibile, inoltre, sottoporre l’intero progetto ad una analisi costi/benefici. E’ infatti evidente che, se da un lato l’opera non comporta nessun beneficio per l’Italia, dall’altro i costi saranno altissimi: non solo quelli per realizzare le due infrastrutture (1,9 miliardi di euro), ma anche tutti gli altri costi che ricadranno sui cittadini, ovverossia dall’immotivato aumento delle bollette del gas, ai danni al turismo, all’agricoltura e all’economia locale, ai rischi per la sicurezza e la salute pubblica.

Occorre perciò, non solo tenere alta l’attenzione, ma intensificare la mobilitazione che il nostro territorio e quelli dell’Appennino centrale, da oltre 16 anni, stanno conducendo per mettere la parola fine a questa inqualificabile aggressione da parte di poteri economici e finanziari finalizzata al puro profitto.

Coordinamento No Hub del Gas

SNAM Affaire: il dossier sul gas in Italia.

Gli incredibili profitti assicurati sulle bollette. Dati ufficiali alla mano provano l’inutilità di nuovi gasdotti e stoccaggi.
Scarica il dossier completo a questo link. Qui sotto il comunicato stampa con i dati salienti.
https://abruzzo.cityrumors.it/…/Dossier_Snam_Affair_01_09_2…

Comunicato stampa dell’1 settembre 2020

“Snam affair” il dossier che dati alla mano prova l’inutilità delle nuove grandi opere del gas.

Nel 2005 consumi assicurati per 86,2 miliardi di mc di gas con 1.251 km di gasdotti in meno.

Oggi consumi a 74 miliardi, per SNAM riduzione al 2030 di 68/73 miliardi, per il Governo a 59,4 miliardi: perché costruire nuovi gasdotti, centrali, rigassificatori e stoccaggi?

Profitti comunque assicurati dalla bolletta: remunerazione del capitale del 7,2% e oltre. Più gasdotti più guadagni anche se non passerà un mc di gas.

Ricerche scientifiche evidenziano grandi perdite di metano, pericoloso gas serra, lungo la filiera, fino a 5 volte in più di quelle dichiarate dalle aziende: errore industriale puntare sul gas.

“Snam affair” è il titolo di un corposo dossier prodotto dal Coordinamento No Hub del Gas in cui, dati ufficiali alla mano, da un lato si prova l’inutilità di nuovi gasdotti, stoccaggi, rigassificatori e centrali di compressione, come il metanodotto “Linea Adriatica” e la centrale di compressione di Sulmona e dall’altro si spiegano le ragioni di questa deriva fossile.

Il dossier si fonda sull’analisi critica dei piani di sviluppo della rete SNAM 2018-2027 e 2020-2019 (documenti fondamentali secondo la legislazione), del Piano Energia – Clima adottato recentemente dal Governo nonché sui dati ufficiali del MISE e di altre istituzioni e sui risultati di studi pubblicati sulle migliori riviste scientifiche al mondo.

Ebbene, i dati e il confronto tra i vari documenti sono impietosi nel descrivere una generale sopravvalutazione delle necessità di gas e di nuove infrastrutture a fronte di un crollo dei consumi già verificatosi e di un’ulteriore e progressiva contrazione dei consumi entro il 2030 a causa delle politiche di efficienza e di sviluppo delle rinnovabili al fine di combattere (timidamente) la crisi climatica.

Nel dossier sono riportati tantissimi dati. Qui in estrema sintesi evidenziamo:

-il picco dei consumi si è verificato nel 2005 con 86,2 miliardi di mc di gas. La distribuzione allora fu comunque assicurata da una rete di gasdotti che aveva 1.251 km in meno rispetto a quella attuale;

-nel 2019 abbiamo consumato 74,3 miliardi di mc, con una forte riduzione rispetto all’anno di picco;

-le previsioni SNAM dei consumi al 2030 oscillano tra i 70,9 miliardi di mc del Piano 2018 e i 68/73 del Piano 2019. In tutti i casi in ulteriore diminuzione rispetto ad oggi;

-le previsioni del timido e insufficiente piano Energia-Clima del Governo pongono i consumi al 2030 addirittura a 59,3 miliardi di mc, cioè il 32% in meno rispetto al picco del 2005 e il 20% in meno rispetto ai consumi del 2019.

Ci si chiede come sia possibile ritenere efficiente per il paese, con questi dati, forniti dagli stessi soggetti che li propongono e autorizzano, costruire una molteplicità di nuove grandi opere sul gas, dai gasdotti agli stoccaggi passando per rigassificatori e centrali.

Una spiegazione forse esiste e, a nostro avviso, non c’entra con la ricerca dell’utilità generale ma con l’interesse delle società a fare profitto. Infatti, tutte le nuove opere ricadono sulla bolletta degli italiani, attraverso un meccanismo perverso simile a quello delle autostrade che fa guadagnare comunque chi costruisce un’opera legata al gas.

ARERA, l’autorità che si occupa delle bollette, infatti con la Delibera 119/2019 riconosce:

-una remunerazione “base” fissa del capitale investito del 5,7%;

-ulteriori incentivi agli investimenti se ritenuti strategici dell’1-1,5% che si aggiunge al 5,7 per un totale di remunerazione fissa del 7,2% e oltre;

-riconoscimento delle spese in oneri finanziari (tasso applicato) del 5,3%.

Condizioni, applicate per decenni, che nessun cittadino italiano o piccola azienda ha mai visto andando in banca o dal commercialista!

Non è un caso che i servizi di rete (trasporto e stoccaggio del gas) corrispondano ormai al 20% della bolletta del gas pagata dagli italiani.

Ovviamente tutto ciò, come accaduto per le autostrade, si fonda su decisioni dei governi e del Parlamento che nel tempo hanno scatenato una corsa alla nuova opera fondata su una sorta di autocertificazione dell’utilità degli interventi da parte dei proponenti con scarsa capacità di controllo e di verifica sull’effettiva necessità degli stessi da parte del pubblico.
Non è un caso che sia Governo che Snam siano così pervicacemente contrari a svolgere la Valutazione Ambientale Strategica sulle modifiche alla rete nazionale dei gasdotti, analisi complessiva che farebbe emergere la totale subornazione delle scelte di politica industriale ed ambientale agli interessi delle aziende.

Il dossier analizza poi nel dettaglio altri elementi del sistema, come l’evoluzione delle esportazioni e la sicurezza della rete attuale per gli approvvigionamenti e la distribuzione, anche nei periodi di punta dei consumi.

Ebbene, emerge chiaramente che:

-le esportazioni cresceranno ma al massimo, a voler credere a SNAM, saranno una quota minima, max 5 miliardi di mc, rispetto ai consumi nazionali (che oggi sono 74,3 miliardi) e infinitesimale rispetto a quelli europei (480 miliardi di mc). Praticamente l’ammissione del flop della strategia dell’hub del gas e, cioè, di diventare un paese di passaggio per il gas;

-la capacità di trasporto di gas è enormemente sovradimensionata, avendo il più basso tasso di utilizzo dei gasdotti (gas trasportato/km di rete) tra i grandi paesi europei (1,7 rispetto a 2,6 della Germania ad esempio). Tale capacità, assieme alla flessibilità garantita dagli stoccaggi, già oggi soddisfa sempre la richiesta degli utenti con un ottimo margine di sicurezza ulteriore, di decine di punti percentuali. D’altro lato la stessa SNAM lo afferma nei Piani.

Quello che sconcerta, tra l’altro, è che i documenti di SNAM sono spesso contraddittori, sia tra di loro che con la pianificazione del Governo. Per i consumi al 2030 c’è uno scostamento tra previsione SNAM e piano energia-clima del Governo di ben 10 miliardi di mc in più, nella migliore delle ipotesi. Il MISE sta autorizzando capacità di rigassificazione per 24 miliardi di mc, quando SNAM sostiene che al 2030 ne serviranno al massimo 9. Snam afferma che il Tap non aggiungerà nuova capacità da sud, andando evidentemente a sostituire l’approvvigionamento da altri paesi, al contrario di quanto affermato altrove.

La corsa alle nuove opere, come il gasdotto Linea Adriatica dal costo di oltre un miliardo di euro, o all’ampliamento delle infrastrutture esistenti, è privo di qualsiasi senso dal punto di vista economico ed industriale se parliamo dell’interesse generale. Anzi, danneggia il sistema paese conducendolo verso un binario morto (tranne per i profitti di chi realizza le opere, come abbiamo visto).

Il metano è un pericoloso gas serra se emesso tal quale in atmosfera, 80 volte più pericoloso della CO2 come effetti nei venti anni dall’emissione. Nel dossier si elencano le ricerche scientifiche che negli ultimi anni compaiono sempre più numerose sulle migliori riviste scientifiche in merito alle stime delle emissioni di metano da perdite lungo la filiera (estrazione, trasporto, stoccaggio e distribuzione). Sono anche 5 volte quelle ammesse dall’industria.

Già nell’ultimo rapporto del 2018 l’IPCC aveva posto con forza l’obiettivo di tagliare le emissioni di metano e allora non vi erano ancora i dati di queste ricerche. In pochi anni tali scoperte si tramuteranno in politiche internazionali se vogliamo salvare il Pianeta dall’emergenza climatica. Puntare sul gas vorrà dire aver mancato non solo gli obiettivi di taglio delle fossili ma anche aver fatto perdere al paese di competitività dal punto di vista industriale scommettendo su tecnologie obsolete.

Come mai queste palesi contraddizioni non vengono fatte emergere dalle autorità di controllo? Da parte nostra invieremo il dossier a tutte le istituzioni, compresa la Corte dei Conti, per le opportune valutazioni e continueremo a contrastare opere inutili come stiamo facendo in questi giorni con la Carovana No Hub del Gas 2020 con tappe nelle 5 regioni dell’Italia centrale (Molise, Marche, Umbria, Lazio e Molise) volte alla sensibilizzazione e all’informazione della cittadinanza.

Coordinamento No Hub del Gas

Info: 3282210938 – 3478859019 – 3284776001 – 3683188739 – 3381195358
e-mail:segreteriah2oabruzzo@gmail.com

SNAM: dov’è la politica?

La politica è la grande assente della vicenda Snam. Da lungo tempo stiamo sollecitando i nostri rappresentanti istituzionali ad adoperarsi per avere incontri con i Ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico per poter portare ai massimi livelli le sacrosante ragioni del nostro territorio ma la risposta è sempre la stessa : “vedremo, faremo… vedremo, faremo”.

Francamente siamo stufi dei comunicati stampa di solidarietà che non servono a niente se non a mettersi qualche finta medaglia. Così come siamo stufi di sentirci dire che si è fatto il proprio dovere perché sono stati presentati ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato. Ci mancherebbe che non fosse così, dopo tutte le delibere di contrarietà votate alla unanimità!

Le due sentenze del Consiglio di Stato sono uno schiaffo ai diritti di un intero territorio. Che senso ha dire che ”la sovranità appartiene al popolo” quando ciò che il popolo ha deciso, attraverso tutti i propri rappresentanti ad ogni livello (Comuni, Provincia, Regione, Parlamento) non conta nulla?

Che la centrale e il metanodotto non servono assolutamente a niente se non a far fare soldi alla Snam lo sanno ormai anche le pietre. Altro che “opere strategiche”! Il gas non ha futuro, e lo sanno bene le grandi multinazionali del settore che si stanno attrezzando per riconvertirsi verso altre fonti energetiche come l’idrogeno.

E’ di questi giorni la notizia che Gazprom, il colosso energetico russo e maggior fornitore di gas all’Unione Europea, è in profondo rosso. Nel primo trimestre di quest’anno ha perso 1,4 miliardi di euro, e il coronavirus c’entra poco. Il fatto è che il gas si consuma sempre di meno e questa, ormai, è una tendenza irreversibile.

Tutte queste cose le sanno bene la Snam e i governanti che gli reggono il sacco. Il guadagno non è tanto nella rivendita del gas ma nell’intascare i soldi per la costruzione delle opere. Tanto le pagano l’Europa e noi cittadini attraverso la bolletta energetica. Nel nostro caso parliamo di 1.596 milioni di euro: 1.406 per la Linea Adriatica ( da Sulmona a Minerbio) e 190 per la centrale di Sulmona.

A questo punto, visto che chi deve ascoltare i cittadini non vuol sentire, non resta che la lotta, democratica e nonviolenta: i partiti e i nostri rappresentanti istituzionali, a tutti i livelli, organizzino delle manifestazioni a Roma, sotto i palazzi del potere. Noi siamo pronti.

Sulmona, 17 luglio 2020

Coordinamento No Hub del Gas